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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE SULL’ABORTO : L.194 E LEGISLAZIONI INTERNAZIONALI IN MATERIA
L’azione abrogativa referendaria è , a mio avviso , l’unica via praticabile per travolgere la legislazione abortista italiana , alla luce delle caratteristiche del nostro ordinamento .
Ciò considerati il pericolo ( sia pur sopravvalutato ) di impopolarità che presentano nuovi interventi legislativi anche solo restrittivi in materia e la mancata previsione da parte dei costituenti e dei legislatori successivi , in sede di revisione costituzionale :
a ) di un diritto alla nascita , che avrebbe dovuto essere inserito tra quelli inviolabili di cui all’art. 2 della Carta e che avrebbe legittimato e legittimerebbe un intervento della Corte Costituzionale avverso la 194 e leggi analoghe ;
b ) di un diritto di veto ( vincolante e ripetibile , a differenza della facoltà generale riconosciuta dall’art. 74 Cost. ) da parte del Presidente della Repubblica nei confronti di leggi contrarie ai diritti dei non elettori , soggetti dal cui consenso i Parlamentari non dipendono , ed ispirate agli interessi di comodo degli elettori .
Ora , sottolineata la sostanziale esclusività dello strumento referendario sul piano costituzionale , qual è il quadro legislativo internazionale in materia e come si colloca in tale ambito la legislazione italiana ?
Un’analisi fondamentale ed alla quale comunque , da giurista , non posso sottrarmi .
Sinteticamente e cercando di non essere tedioso , individuerei 8 livelli :
1 ) aborto in ogni caso illegittimo ( Cile , El Salvador , Malta e Stato Città del Vaticano ) ;
2 ) aborto ammesso solo in caso di pericolo di vita della donna ( Irlanda , San Marino , Principato di Monaco , Andorra , Paraguay , Guatemala , Honduras , Venezuela , Filippine e altri ) ;
3 ) aborto ammesso in caso di pericolo di vita e di stupro della donna ( Brasile ) ;
4 ) aborto ammesso in caso di pericolo di vita , stupro e di pregiudizio per la salute fisica della donna ( Argentina , Ecuador , Costarica e altri ) ;
5 ) aborto ammesso in caso di pericolo di vita e di pregiudizio per la salute fisica della donna , nei primi 90 giorni solo per stupro , pericolo per la salute mentale e anomalie del feto ( Polonia e altri );
6 ) aborto pressoché libero nei primi 90 giorni , anche per ragioni socio-economiche , limitato successivamente ( Italia , Francia , Germania e altri ) ;
7 ) aborto ammesso per ragioni socio-economiche anche nel secondo semestre ( Inghilterra , Russia e altri );
8 ) aborto pressoché sempre ammesso ( buona parte dei paesi dell’Est Europa , del Nord America e del Nord Europa ) .
A riguardo di tale ultimo livello , vorrei sottolineare che , a differenza di quanto avviene nei paesi orientali del nostro continente , sottoposti nel secolo scorso a decenni di socialismo reale ateista , negli USA ( nazione che conta 127 milioni di cristiani almeno settimanalmente praticanti su 300 milioni di abitanti ) i gruppi pro-life sono molto attivi ed il 50% della popolazione si è recentemente dichiarata favorevole a significativi interventi restrittivi in materia .
Il fenomeno nell’Est Europa è tale che in Russia , addirittura , i 2/3 delle gravidanze si traducono in interruzioni volontarie di gravidanza .
In tale quadro generale , che possibilità e fondamento ha un’azione abrogativa referendaria nel nostro paese , dove in un trentennio dall’entrata in vigore della 194 si sono registrati ufficialmente 5 milioni di aborti ?
Di primo acchito , è duro a morire nell’opinione pubblica il luogo comune secondo cui la L. 194 avrebbe combattuto il fenomeno dell’aborto clandestino , in realtà inalterato ( si calcola che non vi siano mutamenti numerici , 50 000 all’anno , anche perché molti aborti verrebbero praticati oltre il terzo mese senza la ricorrenza dei presupposti giustificativi previsti dall’art. 6 della legge in un clima di lassismo piuttosto diffuso e di assenza di controlli rigorosi ) .
Ma quando si entra nel merito del contenuto della 194 , il distacco tra legislatore e cittadini diventa molto sensibile .
Cito ad esempio un sondaggio Eurispes del 2006 , in base al quale :
-il 73,7% degli italiani non condivide che possa essere legale l’interruzione volontaria di gravidanza per mere ragioni economiche , sociali o familiari , come dispone l’art. 4 della legge per i primi 90 giorni di concepimento ;
-il 78% dei nostri connazionali esprime il proprio dissenso a che l’evento abortivo possa essere deciso solo dalla donna , quando l’art. 5 prevede che essa non sia neppure tenuta ad informare della sua decisione in tal senso il potenziale padre , anche se coniugata !
E’ di tutta evidenza che sono cambiate le condizioni rispetto a trent’anni or sono e che sono maturati i tempi per un’azione decisa contro la normativa vigente .
Un’azione tanto più opportuna in un periodo di particolare stabilità politica come quello attuale, con la sinistra in crisi e diverse formazioni di ispirazione cattolica escluse dalle due coalizioni, libere così di appoggiare con loro spezzoni o singoli esponenti iniziative eticamente sensibili ad apparente rischio di impopolarità come quella in oggetto, senza il timore di compromettere tale stabilità .
Ecco perché il 18-7-2009 , analizzato l’esito dell’elezioni europee , ho pubblicato su www.ladestrabergamo.it un intervento intitolato significativamente “ Una proposta di iniziativa concreta a favore della vita “ , con la quale intendevo per l’appunto farmi promotore di un nuovo referendum abrogativo della L. 194/78 in materia di aborto .
Da tale intervento nacque il 28-9-2009 il sito www.no194.org , il primo sorto con quello specifico obiettivo , nel quale fu riportato il giorno stesso l’originale manifesto dell’iniziativa a firma del sottoscritto che allego nel suo testo storico ed attraverso il quale si aderisce alla stessa .Â
Nella seconda parte di tale manifesto , in particolare e come si può riscontrare , ho indicato gli aspetti procedurali essenziali dell’operazione , in linea con il tenore della legge sul referendum n. 352 del 1970 ( artt. 4 , 7 e da 27 a 40 ) .
Con la costituzione di un sito e di organismi operativi , assume un ruolo centrale sul piano tecnico la formulazione dei quesiti , da riportare da subito sui fogli vidimati che attestano le sottoscrizioni dei cittadini (art. 27) .
Un quesito avente come oggetto l’abrogazione dell’intera legge va sicuramente proposto , ma è indispensabile la formulazione di quesiti alternativi , nel fondato timore che il primo non superi il doppio vaglio della Cassazione e della Consulta .
Quesiti che dovranno prevedere , quanto meno , l’abrogazione dei sopra citati artt. 4 e 5 , singolarmente e congiuntamente , oltreché dell’art. 6 .
Ringrazio sin d’ora per l’attenzione e ringrazio doppiamente chi vorrà aderire all’iniziativa , che rappresenta una vera e propria reazione contro l’offensiva laicista promossa anche in Italia negli scorsi decenni a scapito della nostra civiltà ( ispirata , anzitutto , alla tutela della vita ) e , nella fattispecie , dei soggetti più deboli , ridotti ad entità legalmente sopprimibili .
Un’operazione nella quale il nostro paese , per la sua storia particolare , deve assumere un ruolo di avanguardia , o meglio anche attraverso la quale esso deve riuscire ad elevarsi in ambito europeo al grado di civiltà di una nazione come l’Irlanda , che guarda da sempre con orgoglio e coerenza legislativa ai valori della nostra fede ed alla Chiesa di Roma .   Â
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Avv. Pietro Guerini
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(articolo apparso si www.lariscossacristiana.com il 31 Gennaio 2010)
NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L.194 : ABORTO E MONDO CATTOLICO
Quando il 18-7-2009 pubblicai su www.ladestrabergamo.it l’articolo da cui ha avuto origine l’iniziativa , che ho poi recepito nella prima delle tre parti del manifesto originario della stessa , riportato sul sito www.no194.org il giorno stesso della sua costituzione , il 28-9-2009 , ed allegato nel suo file storico al mio pezzo del numero del 31-1-2010 di questa rivista , avevo ben presente un precedente analogo , risalente al 17 maggio 1981 .
Il primo referendum abrogativo , come noto , fu promosso dal Movimento per la Vita , appartenente all’articolato mondo cattolico ( termine nel quale non comprendo mai quello ecclesiastico ) , il cui leader era ed è il Magistrato ( oggi deputato al parlamento europeo ) fiorentino Carlo Casini .
Non deve certo ritenersi clamoroso che un’iniziativa del genere abbia avuto una matrice cattolica .
Come già sottolineato, l’aborto è un fenomeno non fisiologico, bensì culturale e la cultura, oltreché la fede, cattolica agevola la corretta comprensione della drammaticità di quel fenomeno .
Non a caso , tutte le legislazioni restrittive in materia sono adottate da paesi di tradizione cattolica , come ho precisato in dettaglio sempre nell’articolo pubblicato su Riscossa Cristiana il 31-1-2010 .Â
Ho parlato di corretta comprensione della drammaticità dell’aborto e non di comprensione della drammaticità dell’aborto , che è pressoché comune a tutti .
L’On. Emma Bonino , considerata diffusamente la leader del cosiddetto “ abortismo “ italiano , ha più volte sottolineato come l’aborto sia un trauma per la donna .
La comprensione della drammaticità non è corretta (Bonino sembra ignorare da sempre il concepito) , ma è presente . Ora , se si ritiene che un evento ( quello abortivo ) determina un trauma ( nella donna ) , significa che non si è favorevoli ad esso .
Ecco che la contrapposizione tra abortisti ed antiabortisti , se è efficace e sintetica , è del tutto inesatta , poiché nessuno è di per sé favorevole all’aborto .
La vera contrapposizione è quella che intercorre tra coloro che affermano il potere decisionale della potenziale madre ( principio recepito nella 194 , in termini assoluti per i primi 90 giorni di gravidanza ) e coloro che ritengono che tale potere debba essere circoscritto ( ricordo ad esempio che la normativa irlandese lo riconosce solo in caso di pericolo di vita della donna ) . Â
Nel nostro paese , in realtà e per l’appunto , il dibattito in questi trent’anni successivi al primo referendum è per lo più vissuto su una falsa contrapposizione .
Da un lato , i cosiddetti abortisti , che difendono coerentemente la 194 .
Dall’altro , i cosiddetti antiabortisti , che criticano la 194 senza di regola far nulla non solo per abrogarne le norme essenziali, ma neppure per riformarle, talvolta digrignando i denti contro chi (sia pur isolatissimo) ipotizza un intervento restrittivo, come neppure un esponente radicale farebbe.
Le argomentazioni richiamate a sostegno di tale pacifica incoerenza sono spesso caratterizzate da una fragilità persino imbarazzante , e non credo solo agli occhi di chi , come il sottoscritto , per ragioni professionali è tenuto quotidianamente ad analizzare la solidità delle motivazioni formulate a corredo di una tesi ( propria , della controparte , privata o pubblica , o del Giudice ) .
Misteriose sono , anzitutto , le ragioni per le quali il primo referendum fosse doveroso e successivamente questa via sia stata considerata improponibile , quasi come se concepiti , embrioni e feti avessero un trentennio fa una dignità superiore rispetto ad oggi .
Una posizione , questa , non certo attribuibile al citato Movimento per la Vita , che indica tuttora nel proprio statuto l’abrogazione della 194 quale suo obiettivo e che , quindi , non può dichiararsi contrario né ad essa , né ad un nuovo referendum , unico strumento ( già da esso intrapreso ) possibile per conseguire tale risultato , alla luce del totale , costante immobilismo parlamentare .
Non a caso, molti iscritti ( che ringrazio di cuore ) a quel movimento hanno già aderito alla nuova iniziativa attraverso il sito www.no194.org , rispondendo positivamente alla mia lettera di invito in tal senso .Â
Dato atto che è assurdo sostenere un principio ( la sacralità della vita ed il contrasto con essa della 194 ) e negarlo contemporaneamente , le motivazioni antireferendarie degli antiabortisti possono essere dettate da valutazioni strategiche e di opportunità .
La scelta difensiva di non agire per sconfiggere un avversario , in generale , trae la propria unica giustificazione dalla necessità di difendere un risultato parzialmente positivo .
Non riesco a cogliere che carattere positivo possa assumere la 194 agli occhi di un appartenente al nostro mondo . Che senso ha difendere uno 0-4 per scongiurare di subire una quinta segnatura ?
Tanto più che la quinta rete non può sopraggiungere nel nostro caso , giacché il peggioramento della pessima legge in oggetto non si è verificato neppure a seguito della prima sconfitta referendaria , né analogo effetto ha prodotto , ad esempio , sulla L. 40 sulla procreazione assistita l’esito antiabrogazionista della consultazione del 12 giugno 2005 .     Â
Circa l’eventualità che l’atteggiamento passivo sia ispirato dalla sfiducia verso iniziative ritenute velleitarie , credo che ogni operazione diretta a sensibilizzare la tragedia abortiva debba comunque essere elogiata , almeno sotto il profilo del suo intento . Â
A mio avviso , è positivo anche partecipare ad elezioni politiche ( nelle quali i cittadini debbono scegliere il proprio governo ) con una lista ( “ Aborto no grazie “ ) di carattere meramente culturale ( senza alcun intento abrogativo o migliorativo ) nata due mesi prima di una consultazione caratterizzata da uno sbarramento al 4% ed ottenere lo 0,3% .
Ed è positivo pure impegnarsi nel laicizzatissimo contesto europeo per far valere le nostre ragioni presso le istituzioni comunitarie . La rassegnazione è la ratifica della sconfitta .
Altra tesi interna al nostro versante ma contraria alla via referendaria è quella secondo cui occorrerebbe , piuttosto , agire nel sociale e favorire misure assistenziali .
Non si comprende perché una soluzione debba escludere l’altra , dopo aver sottolineato peraltro che paesi ad alto intervento assistenziale , come la Francia , hanno un tasso abortivo analogo al nostro .
Occorre , a mio avviso , che il mondo cosiddetto antiabortista e , in generale , il mondo cattolico sgomberino il campo da qualsiasi dubbio o perplessità che possano essere sollevati nei propri confronti , al loro interno o all’esterno di essi .
Perplessità che riguardano la politica che io definisco delle “ strizzate d’occhio “ , adottata da quei Parlamentari che criticano una normativa per guadagnarsi il voto dei cattolici e poi non presentano neppure un disegno di legge a sua modifica nel corso di una o più legislature .
E perplessità che portano taluni ad insinuare che su quella legge qualcuno ci marci , per usare una terminologia capitolina .
Analogamente , negli ultimi anni è stato avanzato il dubbio che il federalismo , una volta attuato , avrebbe determinato la morte della Lega , in quanto tale partito non avrebbe da quel giorno avuto alcuna ragione di esistere .
Una tesi che , peraltro , non condivido , in quanto il carroccio in questi anni ha acquisito ( a mio avviso ed a prescindere , come sempre , da ogni considerazione politica di merito ) , una conformazione ideologica ( ove per ideologia si intende un complesso di ideali compatibili e premianti in ambito elettorale ) sostanziale piuttosto ben definita , svincolandosi dalla natura di forza monotematica , fragilmente riconducibile al mero conseguimento di un unico risultato .Â
Ora, le organizzazioni che si dichiarano antiabortiste sono diverse e, tra di esse, le filoreferendarie non possono in radice essere accusate fondatamente di strumentalizzazioni di sorta , essendo esplicito il loro intento di abrogare il frutto legislativo del fenomeno che stigmatizzano e di non usare quella legge a giustificazione o a rafforzamento delle ragioni della propria esistenza .
L’insinuazione diventa più specifica passando da movimenti , associazioni e altro ai singoli .
Insinuazione che non sappiamo se sia fondata , di certo l’indignazione che suscita la 194 non è produttiva di una ricchezza analoga a quella che ha generato l’antiberlusconismo .
Ma , di fatto , così come il decesso del Premier determinerà il tracollo delle entrate per un piccolo esercito di scrittori, comici, attori, giornalisti suoi detrattori, anche l’abrogazione delle norme essenziali della legge di cui trattasi potrebbe ragionevolmente produrre effetti economici negativi per qualche teorico dell’antiabortismo, che, come Pannella, ci spiega che l’aborto è un trauma o una tragedia e che , come Pannella , non solo non si attiva per modificare la normativa che lo legalizza in pratica senza limiti , ma si dissocia fermamente da ogni tentativo esperito da altri in tal senso .
Al di là degli interessi e del calcolo , vi sono poi quelle che ho già definito le “ gelosie ideali “ .
Un aderente all’iniziativa , appartenente ad un movimento cattolico non particolarmente esteso , mi ha detto nei mesi scorsi : “Il mio movimento non aderisce per principio a nulla che non sia promosso da se stesso , quindi non aderisce , al limite promuove , e sulla 194 non farà mai nulla “ .
Credo che gli ideali debbano essere anteposti a partiti , movimenti , associazioni , circoli , comitati , giustifichino la loro stessa esistenza e che l’opzione per una di queste organizzazioni debba avere un fondamento superiore a quello che caratterizza la scelta ( acritica , aprioristica e fine a se stessa ) della squadra di calcio per cui tifare , fondamento meritevole di prevalere sul senso di appartenenza all’organizzazione e sugli interessi extravaloriali di quest’ultima .       Â
E , ispirandosi agli ideali della sacralità della vita e della difesa del più debole , l’azione ferma contro la 194 viene esperita :
-con la pragmatica consapevolezza del terreno su cui si gioca la partita , coinvolgendo anzitutto il mondo cattolico , ma anche altre realtà facendo leva su argomentazioni razionali , il tutto con quell’unico fine e mediante una specifica struttura apartitica , svincolata dalle coalizioni ;
-ma con la coscienza che non tutto è negoziabile e che non si possono condurre trattative sulla pelle degli altri , trattative aventi come oggetto la vita del prossimo .        Â
Un’azione necessariamente referendaria , in quanto l’unica praticabile per travolgere la legislazione abortista italiana , alla luce delle caratteristiche del nostro ordinamento .
Ciò considerati il pericolo ( in realtà sopravvalutato ) di impopolarità che presentano in ambito parlamentare nuovi interventi legislativi anche solo restrittivi in materia e la mancata previsione da parte dei costituenti e dei legislatori successivi :
a ) di un diritto alla nascita , che avrebbe dovuto essere inserito tra quelli inviolabili di cui all’art. 2 della Carta e che avrebbe legittimato e legittimerebbe un intervento della Corte Costituzionale avverso la 194 e leggi analoghe ;
b ) di un diritto di veto ( vincolante e ripetibile , a differenza della facoltà generale riconosciuta dall’art. 74 Cost. ) da parte del Presidente della Repubblica nei confronti di leggi contrarie ai diritti dei non elettori , soggetti dal cui consenso i Parlamentari non dipendono , ed ispirate agli interessi di comodo degli elettori . Pericolo d’impopolarità , come dicevo , sopravvalutato , se è vero che , come ho ricordato , in base ad un sondaggio Eurispes del 2006 :
-il 73,7% degli italiani non condivide che possa essere ammessa l’interruzione volontaria di gravidanza per mere ragioni economiche , sociali e familiari ( come dispone l’art. 4 della 194 ) ;
-il 78% dei nostri connazionali ritiene inconcepibile che la decisione abortiva possa essere assunta solo dalla donna ( anche coniugata ) , che coinvolge il possibile padre solo se lo ritiene opportuno , secondo quanto prevede l’art. 5 della legge . E proprio tali dati debbono rendere consapevoli delle potenzialità che quell’azione può assumere , pur nella coscienza delle difficoltà che si debbono affrontare nel suo esercizio . Il consenso che l’iniziativa sta raccogliendo è il riflesso anche dell’insofferenza di una parte del mondo cattolico verso la diplomatica inconcludenza , verso l’incoerenza più o meno interessata , verso la passiva difesa del nulla , verso il timore della propria ombra che hanno troppo spesso caratterizzato quel mondo negli ultimi decenni .
Decenni in cui questo atteggiamento ha costituito l’altra faccia del relativismo etico , laicista ed ateista , che sta causando il tracollo di una civiltà bimillenaria e della nostra stessa società .
Una società che assiste inerme ( barcamenandosi anche tra gelosie e vuoti tatticismi ) alla soppressione dei propri figli .
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Avv. Pietro Guerini
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(articolo apparso su www.riscossacristiana.it il 30 Giugno 2010)
NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L.194 : ABORTO E SINISTRA
Dopo aver analizzato il fenomeno abortivo sotto l’aspetto costituzionale , giuridico , politico , del rapporto tra norma giuridica e principi religiosi e della sua relazione con il femminismo , mi soffermo sull’ulteriore relazione esistente con l’area politico-culturale di sinistra .
Area che ha costituito la vera e propria culla della vigente legislazione in materia .
Una legislazione che , come noto , risale al 22 maggio 1978 e che si è tradotta nella L. 194 .
Non a caso , la legislatura che diede origine a tale normativa nacque con un esito assai lusinghiero per le sinistre , con conseguenti riflessi positivi a livello di consistenza parlamentare .
Alle elezioni politiche del 1976 , alla Camera il PCI ottenne il 34,4% , il PSI ( con falce e martello nel simbolo ) il 9,9% , PR , PDUP E DP attorno al 4% nel loro complesso .
In pratica , quasi la metà del corpo elettorale votò a sinistra ed il Parlamento nato da quella consultazione era quasi al 50% composto da appartenenti a quell’area politica .
Era , quella , un’epoca fortemente ideologicizzata , in cui il corpo elettorale tendeva ad essere condizionato in modo assai sensibile dalle opinioni del partito di appartenenza e del suo leader nonché dal complesso di valori del quale esso era espressione .
L’ideologia comunista , in particolare , si traduce sul piano dottrinario in un movimento o sistema che mira a realizzare l’eguaglianza sociale attraverso la totale comunione delle risorse e dei beni .
Il socialismo , poi , è la teoria o il movimento che propugna il possesso ed il controllo dei mezzi di produzione da parte delle classi lavoratrici ( o , comunque , un’importante presenza dello Stato in campo economico , con finalità redistributive ed assistenziali ) per realizzare , mediante una nuova organizzazione della società , l’uguaglianza politica , sociale ed economica di tutti gli uomini .
Il partito radicale è quella forza politica che esalta i valori libertari , la difesa dei diritti civili , il pacifismo e la non violenza . Â
Il minimo comune denominatore delle tre ideologie pare essere la difesa dell’oppresso , vittima delle ingiustizie , della violenza , dei soprusi del privato potente e del potere , degli interessi economici . Ora , come noto l’art. 4 della L. 194 prevede la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza nei primi 90 giorni persino per ragioni economiche , sociali e familiari , quindi una legalizzazione generalizzata .Â
Ed è pacifico che ciascuno di noi esiste per la ricorrenza di due condizioni : il concepimento e l’assenza di eventi letali durante la gravidanza , tra i quali la sua interruzione volontaria è nettamente il più ricorrente sul piano casistico .
Alla luce di ciò , la promozione prima e la difesa ideologica poi di questa legge posta in essere dalla sinistra appare del tutto contraddittoria con i suoi valori di base .
Non a caso Pierpaolo Pasolini ebbe modo di dichiarare nel 1975 ( dunque pochi mesi prima del suo decesso ) che un’eventuale normativa che legalizzasse l’aborto avrebbe legalizzato l’omicidio .   Â
Un uomo di sinistra , ma libero da indottrinamenti ideologici , come dimostrato dalle sue ( più celebri rispetto a quella ora ricordata ) prese di posizione su altri temi .
Ebbene , è di tutta evidenza che l’art. 4 della 194 deve ritenersi in contrasto con il sopraindicato minimo comune denominatore dell’ideologia radical-social-comunista , in quanto attraverso tale disposizione si legalizza :
a ) l’estremo atto di violenza e di oppressione , in quanto esso si traduce in una soppressione ;
b ) l’ingiustizia più radicale , giacché compiuta ai danni di un soggetto che non lavora , non guadagna , non acquista , non gode di tutela sindacale , non può esercitare il diritto di sciopero ;
c ) una pratica caratterizzata da forti interessi economici , tanto più rilevanti in considerazione della sua notevole diffusione , che prevalgono sull’esigenza di base del singolo , quella di nascere .
Ad analoghe conclusioni si deve giungere con riferimento all’art. 5 della l. 194 , che attribuisce alla donna ( anche coniugata ) il potere di assumere in via esclusiva la decisione abortiva .
Come si può invocare l’uguaglianza dei cittadini e farsi propugnatori di una discriminazione sessista radicale e incidente su una decisione di fondamentale , anzi vitale , importanza ?
Le motivazioni di merito utilizzate dalle sinistre a sostegno di questa netta presa di posizione , che ha dato origine alla disciplina vigente in materia e che ne ispira la difesa , poi , sono non solo contraddittorie ma , da un lato , sin troppo evidentemente fragili e , dall’altro , tali da mascherare finalità ed interessi assai poco nobili . Negli ultimi anni abbiamo sentito ripetere in continuazione che la 194 avrebbe ridotto il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza .  Non occorre essere dotati di un quoziente intellettivo particolarmente elevato per rimanere fortemente perplessi di fronte a questa asserzione . Provate a immaginare quali sarebbero in una comunità gli effetti della depenalizzazione dell’omicidio .     Â
Qualcuno di voi ritiene che essa determinerebbe una progressiva riduzione delle morti violente ?
Il calo degli aborti , se fosse reale , sarebbe ovviamente determinato dalla forte diminuzione delle gravidanze , figlia anche del sempre più massiccio impiego di preservativi e anticoncezionali .
In realtà , percentualmente si stima un 25% di gravidanze interrotte in modo volontario , dato sostanzialmente invariato in questi trent’anni .
Un’altra leggenda è quella della diminuzione degli aborti clandestini che conseguirebbe dall’entrata in vigore della 194 , la quale avrebbe garantito la trasparenza della pratica abortiva .
Una piaga , in realtà , tutt’altro che in declino , già in considerazione degli aborti che vengono eseguiti in violazione dei presupposti della stessa 194 , segnatamente , anzitutto :
-dell’art. 6 lettera b ( oltre il terzo mese di gravidanza , in assenza di processi patologici che determinino realmente un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna ) ;
-dell’art. 12 ( nei confronti di una minorenne , senza aver ottenuto il consenso di genitori , tutore o Giudice tutelare e senza che ricorrano ragioni di urgenza a motivo di un grave pericolo per la salute della interessata ) .
Violazioni figlie di un clima di lassismo generale introdotto ed avallato dalla normativa in oggetto . Â Â Â Â
E , pur nell’ovvia assenza di dati ufficiali riguardanti un fenomeno clandestino , sembra che esso non sia per nulla in diminuzione .
Assai fragili sono pure le motivazioni economico-sociali addotte a giustificazione della disciplina vigente .  La circostanza che in Irlanda , paese con una virtuosa legislazione in materia , vi sia un tasso di natalità quadruplo rispetto a quello che si registra in Francia , secondo paese dell’UE nella specifica graduatoria e nel quale opera lodevolmente un significativo intervento statale a sostegno della maternità , dimostra come l’aborto non sia un fenomeno fisiologico accentuato da ragioni sociali , ma culturale . Le madri irlandesi sembrano essere convinte che i figli si debbano far nascere , anche perché illuminate da una grossa sensibilità verso la fede cattolica , ancor viva nella splendida ( non solo sotto il profilo geografico ) isola nella quale vivono .
Una fede che , per l’appunto , illumina le menti e che consente di comprendere nitidamente ciò che la logica conferma , in spregio alla insensata contrapposizione fede-ragione .    Â
Non è un caso che le normative più restrittive in materia siano adottate in paesi cattolici ( si veda in dettaglio il mio articolo pubblicato sul numero del 31-1-2010 ) .
In realtà , anche nello specifico tema in oggetto , la sinistra dimostra di rappresentare un’area culturale crollata nelle sue contraddizioni e svuotata di contenuto , con riflessi anche di carattere politico . Le percentuali di voto citate in apertura appartengono al passato remoto del nostro paese , se è vero che alle consultazioni europee dello scorso anno i partiti di sinistra sono scivolati al 32% , considerato che IDV di Di Pietro appartiene in quello stesso contesto continentale al gruppo liberal-deomocratico ( presentando affinità con l’area di sinistra solo in chiave antiberlusconiana ) . Â
Quella cultura non è espressione di una maggiore sensibilità verso le esigenze della più debole , inverosimilmente identificata nella madre e non nella figlia ( o nel figlio ) che la prima deve poter liberamente decidere di sopprimere , senza che lo Stato possa opporsi e svolgere alcun funzione di tutela della vita umana .
Tale cultura risente , piuttosto , di un’impostazione nichilistica , rafforzata da esigenze elettoralistiche , purtroppo generali nel campo politico e dirette , nella fattispecie , a premiare gli interessi di comodo dell’elettore rispetto al diritto alla vita del non elettore .
Un’impostazione che trasuda di un laicismo intollerante e anticlericale che sconfina nell’ateismo militante , il quale ultimo ha , peraltro , il suo leader istituzionale nell’attuale Presidente della Camera , teorico dell’incompatibilità tra norma giuridica e principi religiosi ( come precisato in dettaglio nel pezzo pubblicato nel numero del 31-3-2010 ) , affermata in diversi suoi discorsi ( per tutti quello di Monopoli del 13-5-2009 ) pronunciati nella significativa veste di vertice di uno dei due rami del potere legislativo .
Non a caso si è registrata negli ultimi tempi una trasmigrazione dei pochi cattolici che militavano nel versante sinistro dello scenario politico nazionale verso altri lidi , il che non è del tutto positivo , giacché la loro presenza in quell’area rendeva meno plausibile la promozione da parte della stessa di soluzioni atte a realizzare derive zapateriste nel nostro paese .  Â
Il vero impegno sociale a favore del più debole , in realtà , non è quello esercitato da quel mondo (contraddittorio , allo sbando e privo di punti di riferimento etici ) ma è quello svolto , ad esempio , dei Centri di Aiuto alla Vita , gravitanti , come noto , nell’ambito del Movimento per la Vita , che supportano materialmente e psicologicamente le donne in difficoltà scongiurando alla società e , ancor prima , a loro ed ai loro figli la soppressione di un essere umano .Â
Tutto ciò in attesa che lo Stato svolga la propria funzione e assuma le sue doverose responsabilità .
Perché ciò avvenga , la via abrogativa referendaria deve ritenersi l’unica praticabile , quale unico strumento per travolgere la legislazione abortista italiana , alla luce delle caratteristiche del nostro ordinamento . Ciò considerati il pericolo ( in realtà sopravvalutato , sondaggi alla mano e stanti il mutamento del quadro politico e la maggior indipendenza dei cittadini rispetto ai partiti ) di impopolarità che presentano agli occhi del mondo parlamentare nuovi interventi legislativi anche solo restrittivi in materia e la mancata previsione da parte dei costituenti e dei legislatori successivi :
a ) di un diritto alla nascita , che avrebbe dovuto essere inserito tra quelli inviolabili di cui all’art. 2 della Carta e che avrebbe legittimato e legittimerebbe un intervento della Corte Costituzionale avverso la 194 e leggi analoghe ;
b ) di un diritto di veto ( vincolante e ripetibile , a differenza della facoltà generale riconosciuta dall’art. 74 Cost. ) da parte del Presidente della Repubblica nei confronti di leggi contrarie ai diritti dei non elettori , soggetti dal cui consenso i Parlamentari non dipendono , ed ispirate agli interessi di comodo degli elettori .
Ecco perché il 18-7-2009 , dopo aver riscontrato l’esito delle ultime elezioni europee , sul sito www.ladestrabergamo.it , che mi ha gentilmente ospitato pur non essendo iscritto a quella come a nessun altra formazione politica , ho pubblicato un pezzo ( allegato al numero di riscossa cristiana del 31-12-2009 ) con il significativo titolo “ Una proposta di iniziativa concreta a favore della vita “, con il quale , per l’appunto , intendevo farmi promotore dell’iniziativa referendaria .
Da tale intervento nacque il 28-9-2009 il sito www.no194.org , il primo sorto con quello specifico obiettivo , nel quale fu riportato il giorno stesso l’originale manifesto dell’operazione a firma del sottoscritto ( il cui file storico è stato riportato in calce all’articolo pubblicato sul successivo numero del 31-1-2010 ) . Un sito attraverso il quale vi invito ad aggiungere la Vostra adesione al comitato alle oltre duecento che già sono ivi riportate , nel quadro di un più vasto consenso che l’iniziativa sta riscuotendo , grazie al lodevole impegno di molti , tra i quali va annoverata la presente rivista a cui ho l’onore di collaborare .
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Avv. Pietro Guerini
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(Articolo apparso su www.riscossacristiana.it il 31 Maggio 2010)
NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L.194 : ABORTO E FEMMINISMO
Anzitutto , ringrazio con soddisfazione le oltre 200 persone che hanno già espresso la loro adesione all’iniziativa attraverso il sito www.no194.org e questa rivista , che mi ospita dal numero pubblicato il 31-12-2009 , per l’importante contributo che sta dando a questa partecipazione , offrendomi uno spazio mensile in un contesto di livello qualitativo veramente rilevante , che giustifica la crescita di contatti che viene costantemente riscontrata dalla redazione .
Una soddisfazione che penso possa essere comprensibile se si consideri che , dopo la pubblicazione del mio articolo su www.ladestrabergamo.it il 18-7-2009 , allegato al pezzo del citato numero del 31-12-2009 , e prima dell’apertura del menzionato sito www.no194.org , avvenuta il 28-9-2009 con la pubblicazione a mia firma del manifesto originario dell’operazione ( allegato in calce al pezzo riportato sul numero di “ Riscossa cristiana “ del 31-1-2010 ) , per un paio di mesi ho in pratica predicato nel deserto , raccogliendo quasi solo silenzi e diffidenze .
Dopo aver trattato nei numeri scorsi la questione sotto il profilo costituzionale , giuridico , politico e del rapporto tra norma giuridica e princìpi religiosi , analizziamo la relazione tra il fenomeno abortivo e il pensiero femminista , che , anche se non più presente sotto forma di consistente movimento come nei decenni scorsi , è assai vivo sul piano sostanziale .
Non esiste settore del mondo lavorativo nel quale ancor oggi la donna non reclami un maggior spazio e non lamenti di essere vittima di discriminazioni , talvolta spregevoli .
E ciò nonostante i diversi interventi a sostegno della lavoratrice effettuati in questi anni , anche di natura legislativa , tra cui uno di particolare rilievo risalente già al 1977 ( la l. 903, diretta a tutelare, per l’appunto , la parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro ) .
Pure nel privilegiato ambito politico è di questi anni la creazione delle quote rosa ( finalizzate a garantire un numero minimo di candidate e , in prospettiva , di elette ) nonché di un apposito dicastero delle pari opportunità .
Tutte queste rivendicazioni sembrano richiamarsi al più generale princìpio di tutela del soggetto debole , che cerca di emergere in un mondo , quello del lavoro , che viene visto come costruito su misura per le esigenze maschili e che , di fatto , è stato nei secoli frequentato per lo più da appartenenti a tale genere , anche in considerazione della delega conferita all’altra parte del cielo delle delicate incombenze familiari .
E , sempre di fatto , i periodi di crisi economica colpiscono percentualmente in misura più consistente la donna , quale anello debole della catena lavorativa .
Ora il pensiero femminista è tradizionalmente il più sensibile agli orientamenti che stanno alla base dell’attuale normativa in materia di aborto , tradotta nella l. 194 .
Tale legge rappresenterebbe una tutela della maternità consapevole , in quanto il figlio nasce solo se la donna lo vuole veramente .
Il concepito , quindi , viene oggettivamente visto come bene di proprietà esclusiva della donna .
Ora , tale definizione è meritevole di due censure di carattere generale .
1 ) Anzitutto il concepito è il frutto dell’azione di due soggetti .
Qualcuno potrebbe ritenere tale asserzione di fondo , chiaramente indiscutibile sul piano naturalistico , come anacronistica sul piano culturale , a fronte delle “ conquiste “ conseguite dalla donna dagli anni sessanta ad oggi .
Conquiste che , in materia abortiva , si traducono nell’esclusività della decisione sulla nascita del concepito affermata dall’art. 5 della 194 , in quanto il potenziale padre viene coinvolto solo se la donna lo ritiene opportuno .
Quindi , una moglie ad oggi può decidere di abortire senza che il marito abbia neppure il diritto di essere informato della sua decisione .
In realtà , rispetto agli anni sessanta sono riscontrabili significativi segnali di riequilibrio nella posizione dei genitori e di rivalutazione del ruolo del padre .
La nuova riforma del diritto di famiglia , consacrata nella l. 54 del 2006 , in particolare , è ispirata al principio della bigenitorialità .
Principio che , in concreto , si traduce nell’affido generalmente condiviso del figlio di coniugi separati , a superamento del precedente quasi regolare affidamento alla madre , che di fatto riduceva e condizionava drasticamente i diritti del padre , a partire da quello di visita e di partecipazione alle decisioni riguardanti il minore .
Ecco che l’affidamento esclusivo del minore ad un solo genitore viene disposto solo allorché esso coincida con l’interesse del figlio stesso , il che presuppone la sussistenza di elementi di tale gravità da escludere l’idoneità genitoriale di uno dei consorti , quali uno stato di tossicodipendenza o di alcoldipendenza o di detenzione , una malattia psichiatrica , condotte pericolose per l’incolumità del minore , quali maltrattamenti, abusi sessuali etc. Â
Per quanto sul piano professionale abbia riscontrato casisticamente un senso di responsabilità non di rado superiore da parte delle mogli separate rispetto al coniuge , credo che questo nuovo orientamento sia condivisibile , proprio nella consapevolezza della superiore esigenza del minore a scontare conseguenze il più possibile contenute dalla separazione dei genitori , di regola vissuta in modo comprensibilmente traumatico , ed a non subire il ridimensionamento della figura paterna .   Â
Ora , non si riesce davvero a comprendere come il ruolo di tale figura , valorizzato dopo la nascita del figlio , debba permanere nullo nella fase del concepimento .
Assistiamo , in realtà , ad un progressivo superamento delle logiche perverse e prevaricatrici figlie di un’epoca ( quella sessantottina ) sempre più rigettata dalla società contemporanea , come si può riscontrare nel campi più disparati , dalla scuola al pubblico impiego . Â
Come sottolineato , in base ad un sondaggio Eurispes del 2006 il 78% degli italiani ( il che significa anche la maggioranza del mondo femminile ) non condivide il riconoscimento alla donna di un’esclusività nella decisione abortiva , in contrasto con il citato art. 5 della L. 194 .
Per quanto tempo il legislatore ignorerà questo mutamento di orientamento nella coscienza collettiva ? Â
2 ) La seconda censura al princìpio secondo cui il concepito è un bene di proprietà esclusiva della donna , è rappresentata dal fatto che un concepito non è un bene , ma un essere umano .
Ciascuno di noi è nato a seguito della ricorrenza di due condizioni : il concepimento e l’assenza di un evento letale durante lo stesso , tra cui , casisticamente , quello più ricorrente è , per l’appunto , l’interruzione volontaria di gravidanza .
Stando così le cose , è assai arduo dissociare la soppressione di un concepito dalla soppressione di un essere umano . Ecco che , e ritorno alla riflessione fatta in apertura , non è la donna il soggetto più debole , bensì il concepito . Anzi , per rendermi comprensibile a tutte le femministe , comprese quelle che forse hanno qualche difficoltà a considerare il maschio realmente un essere umano , non è la donna il soggetto più debole , bensì la concepita , figura ragionevolmente maggioritaria rispetto al concepito di sesso maschile , se è vero che le nate sono in numero superiore rispetto ai nati .
Ecco che l’unica certa vera pari opportunità conseguita dal mondo femminile rispetto a quello maschile sta nel non avere alcun diritto di nascita , prodromico rispetto a qualsiasi altro diritto .
Nel corso di una puntata di “ Invasioni barbariche “ , trasmessa alla vigilia delle elezioni politiche del 2008 , Daria Bignardi urlò stizzita a Giuliano Ferrara : “ Le donne abortiscono perché vogliono lavorare !! “ .
Una donna , quindi , per raggiungere la parità con l’uomo sul piano lavorativo ( come non ci fossero leggi , sia pur perfettibili , vigenti nel nostro paese a tutela della madre lavoratrice ) sopprimerebbe legittimamente ( e non solo legalmente ) un’altra femmina , impedendole di usufruire di qualsiasi parità , anzi di tutto .      Â
Al riguardo , sempre in base al sondaggio sopra citato , il 73,7% dei nostri connazionali ( e anche la maggioranza delle appartenenti al gentil sesso ) manifesta il proprio disaccordo a che possa essere ritenuta legale la soppressione di un concepito per mere ragioni economiche , sociali o familiari ( in contrasto con l’art. 4 della l. 194 , che disciplina in tali termini i primi 90 giorni di gravidanza ) .
Mi domando per la seconda volta : per quanto tempo il legislatore ignorerà questo mutamento di orientamento nella coscienza collettiva ?
Sicuramente ancora a lungo , probabilmente per sempre , in assenza di una risoluta iniziativa referendaria .
Come già rilevato , l’azione abrogativa referendaria è l’unica praticabile per travolgere la legislazione abortista italiana ( dalla quale discende la liceità dell’interruzione volontaria di gravidanza nelle sue diverse forme , chirurgica o farmaceutica ) alla luce delle caratteristiche del nostro ordinamento .
Ciò considerati il pericolo ( come visto sopravvalutato ) di impopolarità che presentano interventi legislativi anche solo restrittivi in materia e la mancata previsione da parte dei costituenti e dei legislatori successivi :
a ) di un diritto alla nascita , che avrebbe dovuto essere inserito tra quelli inviolabili di cui all’art. 2 della Carta e che avrebbe legittimato e legittimerebbe un intervento della Corte Costituzionale avverso la 194 e leggi analoghe ;
b ) di un diritto di veto ( vincolante e ripetibile , a differenza della facoltà generale riconosciuta dall’art. 74 Cost. ) da parte del Presidente della Repubblica nei confronti di leggi contrarie ai diritti dei non elettori , soggetti dal cui consenso i Parlamentari non dipendono , ed ispirate agli interessi di comodo degli elettori .     Â
Di qui la necessità dell’iniziativa referendaria che ho inteso promuovere , con l’auspicio che essa possa realizzare una vera , radicale rivoluzione femminista nel nostro paese .
Una rivoluzione che si traduca nel consentire alla femmina di nascere , scongiurandole di essere legalmente vittima della decisione di un altro essere umano , senza che lo Stato si disinteressi in modo pilatesco della propria sorte , a fronte di un sopruso oggettivamente assoluto , e, in quanto tale, oggettivamente non superabile come intensità da qualunque altro sopruso essa possa subire in vita , compresa la violenza sessuale .
Una rivoluzione , ancora , diretta a precludere alla donna , magari condizionata da un contingente stato di fragilità , non una gioia ma quello che viene frequentemente definito , al contrario , come il trauma di abortire ( rendendolo non corollario di un atto di emancipazione femminile , ma illegale ) ed a sua figlia , di conseguenza , l’ulteriore trauma , unico ma letale , di essere soppressa .
Ed una rivoluzione , infine , da definirsi femminista anche se non compiuta ai danni del maschio ( a cui si estenderebbe tale diritto ) , in quanto realizzata comunque a favore della femmina e finalizzata ad assicurarle il bene più prezioso : la vita .Â
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Pietro Guerini
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(articolo apparso su www.riscossacristiana.it il 30 aprile 2010)