Archive for Luglio, 2011

NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : IL VENTO CATTOLICO SOFFIA SU POLONIA ED UNGHERIA

E’ stato dato giustamente spazio in queste settimane a due notizie di rilevanza legislativa in materia di aborto in àmbito europeo .

Anzitutto , nella Costituzione ungherese , approvata dal Parlamento il 26-4-2011 , è stata inserita la protezione della vita sin dal concepimento , secondo quanto auspicato dal governo di coalizione di centrodestra , forte di un’ampia maggioranza , guidato da Victor Orban .

Da tale approvazione , purtroppo , non discende automaticamente l’illegittimità dell’attuale normativa abortista , che implica un ulteriore intervento a livello legislativo .

In Polonia è stata depositata una legge di iniziativa popolare che dispone l’illegalità di qualsiasi evento abortivo , che ha raccolto 600 000 firme con il consistente , esemplare ed esplicito appoggio della Chiesa locale e che è stata poi approvata dalla Camera Bassa di quel Parlamento .

Affinché il testo possa assumere carattere di legge è ora indispensabile che passi al vaglio di una commissione specifica per poi superare una duplice ulteriore approvazione da parte della medesima assemblea .

Non solo , ma essa dovrebbe poi essere votata dal Senato e ottenere la promulgazione dal Capo dello Stato , in assenza della quale potrebbe divenire legge solo a seguito del conseguimento della maggioranza qualificata dei due terzi dei voti presso entrambi i rami del Parlamento .

Due segnali sicuramente molto significativi , che smitizzano l’irreversibilità della legalizzazione dell’aborto e confermano vieppiù l’assoluta autonomia delle singole nazioni nel disciplinare questo tragico fenomeno , suggellata dalle recenti pronunce della Corte di Giustizia .

Ciò premesso , non condivido l’analisi degli eventi polacco-ungheresi che è stata fatta da alcuni osservatori , i quali hanno parlato genericamente di vento dell’Est che spirerebbe in chiave antiabortista .

A sostegno di tale tesi , è stata citata una riforma legislativa di segno analogo che sarebbe avvenuta in Russia .

In realtà , in quel paese l’interruzione volontaria di gravidanza è ancora legale sino al settimo mese di gravidanza ed è stata solo diffusa due anni or sono una circolare molto politica del tutto preliminare rispetto a qualsiasi intervento di carattere legislativo , che si ritiene possa al limite tradursi nel riconoscimento di una sorta di obiezione di coscienza in capo al singolo medico .

Il panorama legislativo della zona orientale europea è , invero , significativamente ancor più desolante di quello occidentale , in quanto il laicismo diffuso che caratterizza in generale il nostro continente è stato aggravato in quei paesi da decenni di ateismo di stato , aventi come corollario l’assenza di qualsiasi libertà religiosa e , nello specifico , la concezione dell’aborto come dominante forma di contraccezione .

Emblematicamente l’URSS è stata la prima nazione a legalizzare l’aborto nel 1921 .

E non a caso oggi nell’Est Europa il fenomeno abortivo è ancor più diffuso che nella parte occidentale del vecchio continente ( in Russia riguarda addirittura più del 60% delle gravidanze e nella stessa Ungheria costituisce anche attualmente l’epilogo del 40% delle medesime ) .

Addirittura la Romania è il paese con la più alta percentuale di aborti al mondo ( 75% ) .

E’ , a mio avviso , evidente , piuttosto , che la matrice di queste due lodevoli azioni normative va ricercata in una reazione della cultura cattolica ( preponderante in Polonia ed ancora ben presente in Ungheria ) ad un sistema di valori laicista , al quale la quasi totalità dei paesi orientali si richiama tutt’oggi in modo ferreo , esattamente come avviene , ad esempio , in Francia o in Inghilterra o in Olanda .

Decisivamente indicativi sono al riguardo , nel caso magiaro , altri elementi novativi introdotti nell’occasione e per nulla rispondenti ad esigenze socio-economiche , quali l’invocazione della responsabilità di fronte a Dio dei Parlamentari che approvano la Costituzione e la formalizzazione costituzionale dello stemma nazionale centrato sulla Santa Corona e su Santo Stefano , simboli dell’eredità storica cristiana dell’Ungheria .

Assai promettente è l’intento di quei due paesi di incamminarsi verso il massimo livello di civiltà europeo , rappresentato dalla legislazione irlandese , che prevede una tutela costituzionale del diritto alla nascita , da cui discende direttamente l’ammissibilità dell’interruzione volontaria di gravidanza solo nell’ipotesi di pericolo di vita della madre .

Tre nazioni , queste , che hanno tratto dall’identità religiosa cattolica la forza culturale e spirituale per contrapporsi all’imperialismo di scomodi vicini , i cui effetti sono ancora in qualche caso permanenti .

Identità religiosa alla quale si richiamano esplicitamente parecchi tra gli aderenti alla nostra iniziativa , che ha compiuto in questi giorni due anni di vita .

Come intuibile per chiunque non creda nelle favole , tra cui quella che si traduce nell’auspicio che politici sedicenti cattolici possano impegnarsi nel nostro paese concretamente contro l’avvenuta legalizzazione dell’aborto , una proposta di legge di iniziativa popolare avente il contenuto di quella polacca in Italia sarebbe del tutto impraticabile , in quanto i Parlamentari la cestinerebbero o la relegherebbero nel più recondito dei loro cassetti , in linea con la condotta che hanno mantenuto in questo trentennio successivo al primo referendum .

Nel nostro paese , quindi , la pubblica opinione deve agire autonomamente ( e senza cercare intermediari nel potere legislativo ) attraverso l’unico strumento che le viene concesso dall’ordinamento giuridico per abrogare le leggi vigenti , quello referendario .

Strumento che ho invocato dal 18-7-2009 quando ho pubblicato sul web il primo articolo con il quale intendevo farmi promotore di un nuovo referendum abrogativo della L. 194 , che dal 1978 ha reso legale la pratica abortiva nel nostro paese , pubblicazione da cui è nato il 28-9-2009 il sito www.no194.org attraverso il quale si raccolgono le adesioni all’iniziativa , oggi giunte al numero di 1 600 ( oltre 1 400 negli ultimi 6 mesi e mezzo ) .

E , se si è realmente antiabortisti , è importante divulgare la nostra operazione , così anche vanificando patetiche attività di disturbo , affinché coloro che condividono la necessità di abrogare quella legge siano consapevoli dell’esistenza da oltre due anni di una struttura già attiva come la nostra , caratterizzata da un sito , un manifesto , un elevato numero di iscritti , un’attività divulgativa , un programma operativo e delle scadenze , con obiettivi anche intermedi ben definiti .

Ricordo che , in linea con la tempistica preannunciata , ad agosto provvederò ad elaborare i cinque quesiti referendari e che da settembre inizierò a pianificare la raccolta materiale delle firme sul territorio , contattando gli aderenti , per riscontrare il numero e l’identità dei soggetti disponibili ad impegnarsi fattivamente per costituire “ in loco “ nuclei di volontari a ciò finalizzati .

E ricordo che , tra le altre , ad ottobre terremo due conferenze nella capitale , la prima delle quali il giorno 8 alle ore 18,30 , presso l’Hotel Polo , in zona Parioli .

Colgo l’occasione per ringraziare coloro che stanno lavorando per questa iniziativa , inviandomi adesioni da tutta Italia ed organizzando eventi divulgativi .

Mi auguro che molti ancora possano impegnarsi per queste incombenze e per le nuove che ci attendono . 

Pietro Guerini – Portavoce nazionale no194

 Pubblicato su www.riscossacristiana.it il 29-7-2011

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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : LA CADUTA DEL DUPLICE MITO DELL’IRRAGGIUNGIBILITA’ DEL QUORUM E DELLA SUDDITANZA DELL’ELETTORE AL PARTITO

Tra le diverse obiezioni che mi sono state sollevate quanto , due anni or sono , ho promosso l’iniziativa neoreferendaria , da cui è nato il sito www.no194.org , attraverso il quale si raccolgono le adesioni alla stessa , due hanno trovato un’inequivocabile smentita nelle recenti analoghe consultazioni .

Un’eccezione di carattere generale faceva leva sul fallimento dei referendum abrogativi dal 1995 ad oggi , che si erano chiusi con il mancato conseguimento del quorum del 50% dei votanti sul numero complessivo di elettori chiamati alle urne .

Ebbi modo di affermare da subito che la disaffezione dei nostri connazionali non era diretta verso un istituto che rappresenta il trionfo della democrazia , in quanto il cittadino attraverso esso può rigettare il prodotto dell’attività del parlamentare che ha eletto , ma verso i temi che erano stati via via sottoposti a giudizio popolare .

E ribadisco che una consultazione avente come oggetto la vita di altri esseri umani non può essere ritenuta priva di generale interesse , almeno alla pari di quelle riguardanti la natura pubblica dell’acqua , il nucleare o il legittimo impedimento .

Il referendum del 2005 sulla fecondazione medicalmente assistita , a prescindere dal contenuto fortemente ideale dell’astensionismo che ne determinò un totale insuccesso , aveva risvolti tecnicistici di non diffusa conoscenza , mentre il concetto di aborto è già noto a tutti i ragazzini di 14-15 anni .

Una seconda eccezione che veniva e viene sollevata attiene alle posizioni assunte dalle forze politiche sul merito della questione sottesa .

In particolare , si sottolineava come tutti i partiti rappresentati in Parlamento fossero d’accordo nel sostenere la validità di quella legge e come fosse , quindi , impossibile intraprendere con successo tale iniziativa in assenza di un loro appoggio .

Questa duplice asserzione è sicuramente valida nella premessa , non nelle conclusioni .

La classe parlamentare ha espressamente o , nella minoranza dei casi , tacitamente difeso la 194 , dimostrando di fatto una grossa sensibilità verso gli interessi di comodo degli elettori , dal cui consenso essa dipende , e nessuna sensibilità nei riguardi degli interessi vitali dei concepiti , che elettori non sono .

Ma da ciò non deve discendere automaticamente il fallimento di un’azione come quella da noi esercitata .

E’ senz’altro difficile intraprendere un’operazione referendaria senza l’appoggio dei partiti , delle loro strutture organizzative , dei cospicui finanziamenti o rimborsi statali ( per limitarci ad essi ) di cui possono godere e dei loro organi di stampa , ufficiali ed ufficiosi .

Una difficoltà che abbiamo riscontrato , senza alcuna sorpresa , sulla nostra pelle nella fase iniziale dell’iniziativa .

Il comitato promotore dei quattro referendum su cui siamo stati chiamati a votare il 12 e 13 giugno aveva alle spalle un’area politica molto vasta e tradizionalmente opulenta che si estende dal centro sinistra alla sinistra estrema ed ha ricevuto il supporto anche di altre formazioni .

Ma quando un princìpio ideale e giuridico è condiviso nell’animo e nella coscienza del singolo esso è destinato a travolgere ostacoli strutturali e logistici che possono apparire insormontabili .

Ed ecco il secondo insegnamento che si ricava dai recenti referendum .

Molti elettori dei partiti che avevano emanato quelle leggi attraverso i propri gruppi parlamentari hanno votato per la loro abrogazione seguendo le proprie convinzioni personali e senza che ciò , tra l’altro e presumibilmente , determini alcun mutamento delle loro future scelte partitiche .

Come ho sottolineato sin dal mio primo pezzo , l’elettore è sempre meno un suddito delle segreterie di partito e un mero esecutore delle loro decisioni , tanto che appare oggi davvero patetica la definizione secondo cui il partito stesso lascerebbe al proprio elettore “ libertà di voto “ .

Una libertà che l’elettore già si attribuisce senza chiedere autorizzazioni a nessuno .

Non è un caso che un noto politico , dopo aver per primo affermato in modo del tutto esplicito che oggigiorno i cittadini non seguirebbero più né ideologie né ideali , ma i leaders ( categoria nella quale egli riteneva di rientrare ) , dopo aver operato una conversione totale delle tesi ( condivisibili o meno ) che aveva sostenuto per decenni , abbia costituito un partito che vanta di fatto percentuali di consenso da prefisso telefonico .

L’elettore non si lascia condizionare dalle abbronzature o dal colore delle cravatte ( elementi su cui alcuni osservatori si soffermano come fossero fondamentali per l’acquisizione del consenso ) ma dagli ideali (e dalla coerenza nella loro affermazione ) , auspicabilmente a partire da quelli che attengono alla vita dei propri simili .

Credo che anche le 1 500 adesioni che abbiamo raggiunto ( oltre 1 300 delle quali negli ultimi 5 mesi e mezzo ) , senza appoggio di forze parlamentari e dei media , lo stiano a testimoniare .  

Pietro Guerini – Portavoce nazionale no194

 Pubblicato su www.riscossacristiana.it il 30-6-2011

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