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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : LA 12 ORE PER LA VITA VITA ( PRIMO APPUNTAMENTO IL 5 GENNAIO 2013 , DALLE ORE 9 , ALL’ESTERNO DI 5 OSPEDALI , SITI IN TORINO , MILANO , PADOVA , ROMA E CATANIA )

Dopo la 24 ore del 2 novembre scorso , alla quale ha partecipato un migliaio abbondante di persone su tutto il territorio nazionale nonostante fosse stata organizzata in poche settimane , abbiamo deciso di insistere con questa formula , moltiplicandola nel corso dell’anno .

In particolare , si svolgerà una 12 ore di preghiera per la Vita all’esterno di 5 ospedali ( Mangiagalli di Milano , S. Anna di Torino , Civile di Padova , Garibaldi-Nesima di Catania , una struttura romana non fissa , la prima sarà l’Umberto I ) dalle ore 9 alle ore 21 del primo sabato dei mesi dispari , mentre le 24 ore la terremo in tutta Italia il primo sabato di settembre dalle ore 9 alle ore 9 della domenica .

Il primo appuntamento , quindi , sarà con la 12 ore del 5 gennaio 2013 , dalle 9 alle 21 , all’esterno delle 5 strutture sopra indicate .

Occorre sottolineare le seguenti caratteristiche di fondo di tale manifestazione .

1 ) FUNZIONE STRUMENTALE

Essa non costituisce il fine della nostra azione , ma è strumentale rispetto all’unico obiettivo che perseguiamo con la nostra iniziativa come da manifesto della stessa , vale a dire l’abrogazione per via referendaria della legge 194 , che ha legalizzato nel 1978 l’aborto nel nostro paese , modificandone in profondità la cultura ed avallando 6 milioni di soppressioni di concepiti compiuti nel suo vigore , secondo i dati ufficiali resi dal Ministero della Salute .

Via referendaria che è l’unica praticabile per abolire quella legislazione , alla luce della costante e totale inerzia del nostro parlamento , che in oltre trent’anni dal primo referendum del 1981 si è astenuto dalla presentazione di un benché minimo disegno di legge , semplicemente restrittivo , da parte di un mero suo rappresentante .

Non vi è chi , appena lucido di mente , non colga come la classe parlamentare del nostro paese ritenga definitivamente non praticabile la via abrogazionista o revisionista , perché impopolare e tale da incidere negativamente sul consenso di cui i deputati e senatori necessitano .

E’ sin troppo evidente che questa casta non può essere convertita con manifestazioni di piazza sempre più numerose , in quanto anche 25 milioni di partecipanti ad esse ( tanto più se a manifestazioni non abrogazioniste come la Marcia per la Vita ) verrebbero percepiti come una spaccatura del paese e perché marce assai partecipate ( penso ai 35 000 di Parigi o ai 300 000 di Washington ) non hanno minimamente inciso in senso positivo su numero di aborti , volontariato pro life e disciplina normativa locale .

Le 12 e la 24 ore , dunque , sono meramente strumentali , il fine ( condiviso dai nostri 13 000 iscritti, acquisiti per lo più dal gennaio 2011 ) è concreto e rappresentato dall’abrogazione della 194 per l’unica via possibile , quella del referendum , evento a cui esse espressamente si richiamano e che , ai sensi degli artt. 31 e 32 della L. 352/70 , non potrà introdursi con la raccolta ufficiale delle firme prima del 2014 .

Il tutto nella consapevolezza che la piazza esaurisce le ambizioni popolari solo in una dittatura , non nel nostro paese , dove abbiamo la possibilità di avvalerci di un istituto come quello referendario definito , non a caso , di “ democrazia diretta “.

2 ) MATRICE CHIARA ED UNIVOCA

La nostra non è una manifestazione genericamente rivolta alla difesa della Vita , formula che dovrebbe raccogliere il consenso di tutti i cittadini , esclusi i satanisti .

L’univocità del fine richiama una matrice assolutamente inequivocabile , tale da ridurre la partecipazione , ma che conferisce all’evento un qualche significato , anzi un significato netto ed inequivocabile .

Nessuno , ad esempio , potrebbe partecipare alla preghiera collettiva , senza essere agevolmente identificabile come un infiltrato , affermando di essere favorevole all’integrale applicazione della 194 mediante il potenziamento dei consultori familiari , come Gianni Alemanno ha dichiarato in occasione della citata Marcia di quest’anno , in televisiva rappresentanza dei partecipanti .

Una posizione analoga a quella di Pierferdinando Casini e dei parlamentari ritenuti meno abortisti .

In realtà , di fronte al tema in questione non esiste una terza via : o si è a favorevoli al diritto di scelta della donna ( consacrato nella 194 ) o si è favorevoli al diritto di nascita ( limitabile in casi eccezionali , come nell’ipotesi di pericolo di vita della madre che porti a termine la gravidanza , già ammessa come causa di giustificazione prima dell’entrata in vigore della 194 , ai sensi dell’art. 54 c.p. ) .

Il resto è demagogia priva di contenuto pratico e frutto di calcolo , politico o di altro tipo .

3 ) CARATTERE APOLITICO E NON STRUMENTALIZZABILE DA PARLAMENTARI

La totale assenza di trattative con gli appartenenti presenti e passati al parlamento nazionale per garantirne la partecipazione è significativa , costoro , responsabili della vigenza della 194 , sono anzi pregati di non aggiungersi ai presenti e di non aderire in nessun modo .

La loro eventuale presenza sarà meramente tollerata , la loro campagna elettorale non deve utilizzare questa manifestazione , che parte dal basso , si rivolge al popolo evocando l’esercizio di un suo potere ( quello referendario ) e che rigetta le strumentalizzazioni .

4 ) APERTURA A TUTTI I PRO LIFE

La manifestazione è aperta a tutti gli antiabortisti , anche appartenenti ad altre organizzazioni , che sono in grado di comprendere che se l’aborto è un fenomeno abominevole la legge che lo legalizza dev’essere abrogata , perché una legge non può autorizzare un fatto abominevole .

Chi non riesce a compiere questo passaggio logico ( o si perde in cinici macchiavellismi , sprezzanti della Vita del suo prossimo ) si esclude da solo .

Da parte nostra , dunque , nessun “ Vengo anch’io , no tu no ! “ , come quello rivolto dagli organizzatori della Marcia per la Vita ai vertici del Movimento per la Vita per l’edizione del prossimo anno , condotta che consente ai detentori di un benché minimo quantitativo di materia grigia di cogliere chi divida il pro life italiano , a prescindere dai contenuti ( che nel caso di specie sono identici tra il richiedente ed il rigettante la richiesta ) .

Non a caso nei suoi due anni di svolgimento ho chiesto di poter esporre per dieci minuti nell’ambito di una conferenza di quattro ore a margine di quell’evento la nostra iniziativa e mi è stato risposto picche in entrambe le occasioni ( espressamente nella prima , tacitamente nella seconda ) .

Orbene , se una manifestazione vuole essere rappresentativa di un mondo non può escludere le due maggiori organizzazioni di quel mondo , la prima delle quali , la nostra , sviluppatasi numericamente in meno di due anni , dal gennaio 2011 , un’esclusione tanto più ingiustificabile se tale evento è pure occasione di demagogica affermazione di genericissimi princìpi , in cui quasi chiunque può riconoscersi .

Diversa è l’attività che si traduce nella precisazione delle differenti posizioni , attività che necessariamente divide , oltre ad essere doverosa e tale da poter alimentare un dibattito , tanto più positivo per una forza emergente come NO194 .

E se aggiuntivamente , non si compiono delle mere elucubrazioni dottrinarie ma si opera con un obiettivo concreto e molto chiaramente individuato , come nel caso della nostra operazione , il contenuto dell’azione si circoscrive in modo netto , dando luogo fatalmente ad una diversificazione rispetto ad altre compagini di area .

Ma se quell’azione è rivolta alla collettività , coinvolta in un referendum , è evidente che quella peraltro inevitabile diversificazione e mancanza di unanimità risulta di nessuna rilevanza , come può convenire almeno chi ha un minimo senso della matematica .

Il referendum del 1981 vide un 32% di favorevoli all’abrogazione della 194 .

Anche volendo aderire alla pessimistica visione di coloro che ritengono di aver riscontrato un progressivo ed irreversibile peggioramento della nostra società nella sensibilità verso i temi etici ( e che , contraddittoriamente , sostengono talvolta la necessità di attendere tempi migliori prima di agire referendariamente ) , non si può prevedere una percentuale di attuali abrogazionisti inferiore al 20% del corpo elettorale , il che significa che su 50 milioni di elettori ( la soglia dei 60 milioni di abitanti è stata superata due anni or sono ) ben 10 milioni di essi sarebbero favorevoli alle nostre posizioni .

Orbene , gli attivisti antiabortisti viventi italiani non sono attualmente quantificabili in più di qualche migliaio di unità , quindi la mancanza di unità ( unità che , ribadiamo , non si può imporre ) potrebbe al limite incidere su non più dell’1 per diecimila ( quale rapporto tra 1 000 attivisti a noi contrari e 10 000 000 ) del totale dei nostri votanti potenziali minimi , percentuale chiaramente irrilevante , e ciò sempreché una parte dei “ pro life “ di altre organizzazioni non si ricordi di essere comunque pro life al momento della firma o del voto .

La nostra interlocutrice è la coscienza del singolo cittadino , credente o non credente , la nostra attività persuasiva non ha come primi destinatari i vertici di singole organizzazioni , tra l’altro ormai piccole rispetto alla nostra , che non di rado ci vedono come concorrenziali , confondendo la difesa della Vita con la vendita della mele .

Che la nostra attività debba avere quella destinataria e non strutture intermedie è un’esigenza ben compresa ormai anche dalle componenti più illuminate del clero , in grado di cogliere , in un’ottica referendaria , la centralità dell’oggettivo interlocutore sostanziale ( il popolo , nella forma del corpo elettorale , e dunque le singole coscienze dei suoi componenti ) a discapito della marginalità del piccolo interlocutore ( il MPV ) intermedio e , forse , in certi ambienti abituale , più per anzianità che per affinità di ideali , non essendo concepibile , alla luce per tutte della “ Evangelium vitae “ , una Chiesa cattolica che condivide la rinuncia di quel movimento ( ribadita in una recente circolare, poi ripresa dalla stampa , si legga il pezzo su “ Italia oggi “ del 29-9-2012 riportato sul nostro sito ) ad abrogare una legge che legalizza l’aborto .

Ecco che chi , isolato peraltro , sostiene che per agire referendariamente contro la 194 occorre avere il preventivo consenso unanime delle scarne organizzazioni “ pro life “ italiane , oltre a non possedere alcun senso della matematica , ignora , soprattutto , la storia di questo mondo , orientato su posizioni graniticamente antiabrogazioniste da oltre trent’anni , ora passate in netta minoranza a seguito della nostra nascita e del nostro sviluppo .

E attendere prima di agire il consenso di chi dissente fermamente ( e legittimamente , si badi bene ) da decenni significa oggettivamente condannarsi all’immobilismo .

Un modo come un altro per rinviare a tempo indeterminato il proprio impegno , annullandolo .

Coloro che sostengono tale tesi , quindi e all’evidenza , rappresentano ( in qualche caso forse inconsapevolmente , nel senso che non se ne rendono conto ) i nostri primi avversari , in quanto si sintonizzano sulla stessa lunghezza d’onda dei nostri aderenti , per poi cercare ( o rischiare , nel caso di buona fede ) di annientarne l’azione .

Una strategia degna del radicale o della femminista più efferati .

5 ) NESSUNA ATTIVITA’ COMMERCIALE COLLATERALE

Non dobbiamo promuovere libri , cercare sovvenzioni pubbliche , sostenere carriere politiche , ma solo pregare , ricordando il nostro obiettivo .

Fare affari non è un reato , ma non ci interessa .

Se qualcuno vuole sostenerci con una donazione lo può fare tramite il sito , la piccola pubblicazione può eccezionalmente consentire la copertura di qualche spesa di singoli aderenti , purtroppo il danaro una qualche utilità l’ha e nessuno ci regala niente , ma non è il nostro fine .

Mi rivolgo , quindi , a tutti coloro che vogliono dare un segno tangibile del loro dissenso verso questa legge , in aggiunta alla consapevolezza del dramma dell’aborto e delle sue conseguenze verso la sua vittima , invitandoli a partecipare a questo evento .

Evento incentrato su una pratica religiosa importante come la preghiera , che risente senz’altro della identificazione con la fede della maggioranza dei nostri iscritti ( tra cui lo scrivente ) , ma il cui esercizio pubblico in manifestazioni ufficiali non incide minimamente sull’approccio razional-giuridico al tema dell’aborto che ho dato alla nostra iniziativa .

Iniziativa alla quale aderiscono , non a caso , nostri connazionali non credenti ma che ritengono ingiusto che un loro simile possa essere soppresso durante la gravidanza senza alcuna tutela giuridica , in spregio alla distinzione laici-cattolici che ha caratterizzato il primo referendum del 1981 e che , perpetuatasi sul tema sino ad oggi , non ha impedito , peraltro , lo sterile paradossale dibattito di questi anni , tra abortisti favorevoli alla 194 e antiabortisti cattolici ugualmente contrari alla sua abrogazione .

Un dibattito , di fatto , inesistente e che noi abbiamo avuto il merito , quanto meno , di aver fatto risorgere .

Ricordo i due siti attraverso cui si può aderire alla nostra organizzazione : www.no194.it e www.no194.org .

Pietro Guerini – Presidente e portavoce nazionale NO194

 Pubblicato su www.pontifex.roma.it del 28-11-2012

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Conferenza: FERMIAMO IL MASSACRO DEI BAMBINI ! BATTIAMOCI PER IL NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L.194

Locandina Conferenza 21.12.2012

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Conferenza: FERMIAMO LA SOPPRESSIONE LEGALIZZATA DEI CONCEPITI

Locandina Conferenza 15.12.2012

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Conferenza: FIRME IN MARCIA – NUOVO REFERENDUM E MARCIA PER LA VITA

Locandina Conferenza 7.12.2012

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LEGISLAZIONI MONDIALI IN MATERIA DI ABORTO E REFERENDUM ABROGATIVO IN ITALIA DELLA L. 194/78

Un’analisi complessiva delle legislazioni internazionali in materia di aborto deve costituire una premessa indispensabile , tanto più per un giurista , per l’esercizio di un’azione come quella che ho intrapreso per l’abrogazione per via referendaria della l. 194 , attraverso un comitato ed un’associazione costituiti a tale esclusivo fine , denominati significativamente NO194 ( si veda il sito www.no194.org ) .

Sinteticamente , da tale analisi si possono individuare 8 livelli :

1 ) aborto in ogni caso illegittimo (Cile , El Salvador , Nicaragua , Malta e Stato Città del Vaticano);

2 ) aborto ammesso solo in caso di pericolo di vita della donna ( Irlanda , San Marino , Principato di Monaco , Andorra , Paraguay , Guatemala , Honduras , Venezuela , Filippine , Iran , Indonesia e altri ) ;

3 ) aborto ammesso in caso di pericolo di vita e di stupro della donna ( Brasile ) ;

4 ) aborto ammesso in caso di pericolo di vita , stupro e di pregiudizio per la salute fisica della donna ( Argentina , Ecuador , Costarica e altri ) ;

5 ) aborto ammesso in caso di pericolo di vita e di pregiudizio per la salute fisica della donna , solo nei primi 90 giorni per stupro , pericolo per la salute mentale e anomalie del feto ( Polonia e altri );

6 ) aborto pressoché libero nei primi 90 giorni , anche per ragioni socio-economiche , limitato successivamente ( Italia , Francia , Germania , Uruguay e altri ) ;

7 ) aborto ammesso per ragioni socio-economiche anche nel secondo trimestre ( Inghilterra, Russia, Giappone , India , Sudafrica e altri ) ;

8 ) aborto pressoché sempre ammesso ( buona parte dei paesi dell’Est Europa , del Nord America e del Nord Europa , Cina , Corea del Nord e altri ) .

In Asia , una posizione originale assumono Israele , che non ammette mai l’interruzione volontaria di gravidanza per ragioni economiche e sempre negli altri casi , Corea del Sud , che limita senza escludere l’aborto per tutte le causali tipiche , e Arabia Saudita , legalizzante nel caso di pericolo di vita della donna solo nei primi tre mesi , per ragioni legate alla sua salute fisica e mentale nel secondo semestre .

Nel continente nero , detto del Sudafrica , si passa da normative severe ( come quelle dei paesi dell’aera settentrionale , Magreb , Egitto , Senegal , Somalia ) a quelle assai meno restrittive rintracciabili in buona parte del resto del continente ( Nigeria , Uganda , Tanzania , Camerun ) .

In Oceania , mentre la normativa neozelandese ( similmente a quella israeliana , è lineare nell’escludere l’interruzione volontaria di gravidanza per fattori economici , ammettendola però in modo generoso per tutte le altre causali tipiche ) , quella australiana , sostanzialmente generosa , è particolarmente articolata nel prevedere distinzioni .

Orbene , come si può notare , con riferimento a Europa ed Americhe , le nazioni con una disciplina più rigorosa in materia hanno una maggioranza di abitanti di fede cattolica e anche tra i paesi con la normativa peggiore l’unico nel quale vi è un’opposizione ( anche forte ) ad essa sono gli USA , dove vi sono pure differenziazioni tra singoli stati , per l’azione congiunta di cattolici e cristiano-evangelici .

Senza dimenticare le argomentazioni razional-giuridiche , alle quali ho anzi dato da subito una rilevanza centrale nella nostra iniziativa neo-referendaria , è di tutta evidenza , sotto il profilo cultural-religioso e in tale quadro generale , che il nostro paese deve e può recuperare le posizioni che si ricollegano alla propria storia, in quanto nazione avente come capitale la capitale mondiale del cattolicesimo , ed alle proprie più profonde convinzioni , considerata la persistente apprezzabile percentuale di credenti tra la propria popolazione e l’anacronistico tentativo di omologazione ad altre realtà culturalmente ben differenti dalla nostra .

Convinzioni travolte da un’azione legislativa nel 1978 e da una sconfitta referendaria nel 1981 frutto di un’epoca caratterizzata da un fanatismo culturale anticattolico e radical-marxista , che ha contaminato sul terreno allora della convinta adesione oggi di una acquiescente inerzia le aree di ispirazione liberale ( contraddittoriamente tese ad affermare diritti sempre più sofisticati e , nel contempo , a negare il diritto che li presuppone tutti , quello alla nascita ) e le componenti più confuse e depresse del variegato mondo cattolico .

Un’epoca oggi superata e nella quale , la mera stanca metabolizzazione di quei princìpi può essere travolta da un’azione popolare come la nostra , in quanto e se supportata dalla passione di coloro che , credenti o meno , avvertano realmente ed al di là di vuoti proclami più o meno ispirati da interessi , commerciali o di altro tipo , la volontà di combattere questa battaglia di civiltà e comprendano senza soverchie difficoltà il carattere tragico della soppressione di un nostro simile durante la gravidanza , da cui la natura indebita della legalizzazione di quell’atto e della sua impunibilità .

Non si potrà mai spiegare con successo ad un bambino di età superiore a tre anni ( e , in generale , non indottrinato da quel fanatismo ) per quale motivo il suo vicino di casa che ha apostrofato come “scemo“ un altro individuo o che ha demolito una sedia non di sua proprietà debba giustamente essere condannato penalmente , in presenza di una querela e di testimoni , mentre nessuno debba essere processato e condannato per la soppressione di un bimbo durante la gestazione , in dimostrata assenza di quella concezione della vita che gli ha permesso di nascere .

Le oltre 12 000 adesioni già raccolte , il capillare radicamento territoriale della nostra organizzazione e la presenza palpabile di nuovi entusiasmi da parte di numerosi soggetti di diverse generazioni ( anche giovani e donne ) impegnati nella nostra operazione , confermano il mutamento dei tempi che avevo teorizzato all’inizio di questa avventura .

Un’operazione finalizzata ad affermare l’inequivocabile princìpio secondo cui ( se è vero che ciascuno di noi esiste in presenza di due condizioni come il concepimento e l’assenza di eventi letali durante la gravidanza , quale quello abortivo è ) nessuno può legalmente sopprimere il nostro prossimo, al di fuori delle cause di giustificazione generali previste dal nostro codice penale (legittima difesa e stato di necessità) .

E , se è pure vero che l’Irlanda gode di una disciplina così virtuosa in materia , fondata sull’art. 40 della propria costituzione , risultando nettamente il primo paese europeo come tasso di natalità e che l’Italia è al 219 posto in tale graduatoria ( dati del 2010 ) su 221 paesi mondiali , un ulteriore effetto di questa battaglia è quello di contribuire a dare un futuro al nostro paese ed a preservare le caratteristiche peculiari che hanno contrassegnato la storia moderna nazionale .

Pietro Guerini – Presidente e portavoce nazionale NO194 ( www.no194.org )

Pubblicato, tra gli altri,  il 31-10-2012 su www.pontifex.roma.it

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