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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : LE FALSE QUESTIONI DEL PERICOLO DI VITA DELLA MADRE E DEL QUESITO MINIMALE , TRA TATTICISMO FINALIZZATO ALLA DESTABILIZZAZIONE E MERO RIVENDICAZIONISMO

Operiamo da tempo con un’organizzazione “ ad hoc “ , che ha oggi 13 000 iscritti ed è ben strutturata sul territorio , per cercare di abrogare per l’unica via possibile , quella referendaria , una legge che ha legalizzato l’aborto in Italia e un piccolo movimento dichiaratamente “ pro life “ agisce per danneggiarci al punto di cercare di provocare una scissione tra i nostri adepti , insistendo strumentalmente per la necessità di rettificare un quesito in senso palesemente incostituzionale , che raccoglierebbe poche migliaia di firme e che , comunque e in ogni caso , otterrebbe evidentemente il voto favorevole solo dell’1% dell’elettorato di sesso femminile .

Quanto è grande la tendenza del mondo cattolico a danneggiare la “ concorrenza “ ed a favorire i dichiarati nemici dei propri valori ( Pannella , Bonino etc ) ? .

Nei mesi scorsi abbiamo pubblicato le bozze dei quesiti referendari ( formulate , al fine di per renderle più leggibili , in forma affermativa e non in quella ufficiale , doverosamente negativa ) , uno massimale , uno minimale a cui potrebbe aggiungersene un secondo .

I quesiti non hanno ricevuto censure di sorta da parte degli iscritti , censure precluse anche dalla assoluta chiarezza del manifesto dell’iniziativa , da me redatto e riportato sui siti www.no194.org e www.no194.it ( quelli ufficiali dell’associazione no194 e dell’omonimo comitato no194 ) ed espressamente richiamato nel modulo di adesione .

In tale testo , si affermano due princìpi di fondo , accomunati dall’elemento della concretezza .

1 ) Il carattere abrogativo , referendario e non negoziabile dell’operazione , a rigetto di qualsiasi forma di relativismo etico e di enunciazione di princìpi fine a se stessa :

al primo periodo :“ La presente iniziativa non è finalizzata alla semplice denuncia del fenomeno dell’aborto o alla mera critica culturale alla l. 194/1978 che lo disciplina nel nostro ordinamento , ma è diretta all’abrogazione di tale legge per via referendaria , in coerenza con la piena consapevolezza che la vita di ciascuno di noi è stata resa possibile dalla ricorrenza di due condizioni : il concepimento e l’assenza di eventi letali durante la gravidanza , tra i quali la sua interruzione volontaria è quello casisticamente di gran lunga più ricorrente ;

-ai periodi cinque e sei : “L’iniziativa è solo finalizzata all’abrogazione della legge ( dall’entrata in vigore della quale si sono registrati oltre 5 milioni di aborti , secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute ) e rigetta ogni ipotesi di trattativa , che sarebbe inconcepibilmente effettuata sulla pelle del nostro prossimo .

Di conseguenza , possibili effetti legislativi dell’operazione in oggetto restrittivi sulla portata della 194 ( ed intermedi rispetto all’obiettivo indicato ) , sarebbero frutto di una ( tra l’altro ad oggi del tutto improbabile ) azione parlamentare totalmente unilaterale e non concordata con i promotori del referendum “ .

2 ) La finalità di conseguire un risultato effettivo nel nostro ordinamento , il che implica la consapevolezza degli istituti e dei princìpi che lo caratterizzano :

Così si precisa al secondo , terzo e quarto periodo :

“ Una via , quella referendaria , obbligatoria ( alla luce della totale indifferenza della nostra classe parlamentare , che in oltre un trentennio dall’entrata in vigore della 194 si è astenuta da una sua semplice revisione in senso restrittivo ) e perfettamente percorribile , considerato l’abbondante decorso del quinquennio previsto dalla normativa vigente dal primo referendum del 1981 , svoltosi in un clima politico-culturale ben diverso da quello attuale .

Piuttosto , alla luce del pericolo di una ( peraltro infondata ) censura da parte della Consulta , i quesiti referendari avranno essenzialmente come oggetto le norme più significative della legge , che si aggiungeranno così al quesito sull’abrogazione totale della legge .

Tra le disposizioni più controverse ed impopolari della 194 , in particolare ed anzitutto , debbono annoverarsi l’art. 4 ( che riconosce il diritto di interruzione volontaria della gravidanza anche per mere ragioni economiche , morali e sociali nei primi 90 giorni ) e l’art. 5 ( che attribuisce alla donna, anche se coniugata, il diritto di assumere la decisione abortiva senza coinvolgere il potenziale padre , che può così legalmente rimanere del tutto ignaro dell’evento ) .

Già dal primo periodo , si prospetta in modo assolutamente pacifico :

a ) la proposizione di un quesito sull’abrogazione totale della legge ;

b ) che , alla luce del pericolo di una ( peraltro infondata nel merito ) censura da parte del Consulta , i quesiti referendari avranno essenzialmente come oggetto le norme più significative della legge , fermo restando il quesito abrogativo totale ( cosiddetto massimale ) .

Ecco che sin dal manifesto sono state esplicitate la necessità di scongiurare la tutt’altro che remota mancata ammissibilità del quesito massimale e di prospettare , proprio e solo a fronte di tale pericolo , di uno o più quesiti minimali .

Non è un caso che le poche obiezioni nel campo abrogazionista che sono state sollevate a riguardo delle bozze di quesiti da noi pubblicate , obiezioni che riguardano proprio questi due punti , siano pervenute dall’esterno , quindi , non dai nostri aderenti , già consapevoli della portata dell’iniziativa dalla lettura del manifesto , approvato in sede di adesione o consultabile dopo la stessa sul sito .

Esiste una piccola area di abrogazionismo che non ha condiviso la nostra iniziativa , per due categorie ragioni .

Taluni sono sì abolizionisti , ma credono che gli effetti abrogativi sulla 194 possano discendere da un intervento parlamentare .

Il che è possibile senz’altro , ma solo e meramente in astratto , visto l’orientamento delle due camere , nelle quali , in questo trentennio non è stato depositato un solo disegno di legge a mera rettifica della normativa in oggetto .

Non occorre essere laureati in psicologia o in scienze politiche ma solo conoscere la storia per comprendere che i parlamentari non hanno alcuna sensibilità verso gli interessi vitali dei concepiti ed una grossa sensibilità verso gli interessi di comodo degli elettori , dal cui consenso essi dipendono .

Altri , si registrano pochissimi casi isolati , lo sono abrogazionisti e anche in senso referendario , ma hanno opposto ragioni di carattere formale , per l’appunto legate alla formulazione dei quesiti , che appaiono analogamente caratterizzate dalla pura astrattezza , svincolate dai dettami del nostro ordinamento giuridico e tali da sfociare nel mero rivendicazionismo se formulate in buona fede , ferme restando , in caso contrario , quelle ragioni tatticistiche che possono ispirare gruppi o singoli che intendano destabilizzare dall’interno la nostra organizzazione , con il fine di far fallire il referendum , rivolgendosi alla pancia dei nostri aderenti più radicali e , secondo regola generale , meglio disposti percentualmente alla militanza .

A tal riguardo si segnala già l’operato anche di qualche infiltrato nelle nostre realtà locali , immancabilmente legato a poche persone ( interne al cosiddetto pro life nazionale ) a noi ben note e agevolmente identificabile in una realtà , purtroppo , sino ad oggi assai poco frequentata .

Interventi che si aggiungono a quello comparso sul web nei giorni scorsi di un convertito al pro life soft che avrebbe voluto costituire un esempio di revoca di dissidenza , rimasto senza emuli , se non forse tra chi già era a noi esterno o era stato rispedito al mittente nella sua qualità di malcelato infiltrato .

A ) QUESITO MASSIMALE

Tale quesito verrebbe formulato in senso sostanzialmente massimale , lasciando sopravvivere gli artt. 17,18 e 19 ( che sono sanzionatori per quei pochi casi di aborto che avvengono in violazione della stessa 194 ) e l’art. 6 a ) , la norma che consente l’interruzione volontaria di gravidanza nel caso che il protrarsi della stessa implichi il pericolo di vita della madre .

Verrebbero in tal modo fatti salvi i due discutibili princìpi affermati dalla consulta nella recente sentenza n. 13 del 2012 , con la quale sono stati rigettati i quesiti del referendum elettorale di matrice Dipietrista , che hanno sottolineato :

a ) l’inammissibilità di una reviviscenza di una legge ( abrogata , quali le incriminazioni del codice penale ) anteriore rispetto a quella oggetto di referendum ;

b ) la necessità che , dall’astratta abrogazione della legge , sia configurabile una normativa cosiddetta “ di risulta “ , quindi residua e tale da poter sopravvivere autonomamente ed essere immediatamente applicabile , regolando la materia .

Orbene , il radicalismo di qualche giurista sta censurando la circostanza che si possa lasciar sopravvivere questa norma , facendo sorgere fondati dubbi o sulla preparazione giuridica dello stesso o sulla sua buona fede .

Una conclusione a cui si giunge sulla base di queste semplici considerazioni , tre di diritto , tre di merito .

a ) Come noto la donna che si trovi in quelle condizioni già prima del 1978 , poteva avvalersi della causa di giustificazione generale dell’art. 54 c.p. ( stato di necessità , una scriminante come , ad esempio , la ben più nota legittima difesa ) , tuttora vigente e di fatto non abrogabile .

Quindi chiedere all’elettore di abrogare una norma la cui abrogazione non determinerebbe alcun effetto non ha significato : la fattispecie non sarebbe comunque punibile .

b ) La Corte costituzionale ha censurato in più casi i referendum totalmente abrogativi ( es. sulla legge 40 ) , in quanto determinerebbero un vuoto normativo : lasciar sopravvivere i soli articoli sanzionatori ( per chiedere l’abolizione di una norma inutile perché non abrogabile nella sostanza ) ci esporrebbe ad una pronuncia di questo tipo , stante la non reviviscenza della vecchia disciplina prevista dal codice penale , in base al citato orientamento della Consulta , formulato in occasione della bocciatura dei recenti quesiti sui referendum elettorali sulla preferenza .

E’ chiaro che la Corte valuta la costituzionalità di un quesito in rapporto alla norma che si vuole abrogare e al netto della ricorrenza di scriminanti ( come quella di cui all’art. 54 c.p. ) che possano intervenire e il cui contenuto , tra l’altro , si connota in conseguenza di interventi giurisprudenziali .

c ) Anche a voler concedere , è davvero un mistero come si possa ritenere che la Corte , già definita da alcuni , non dal sottoscritto , come un organo politico più che giuridico , condizionato dall’orientamento generale del potere parlamentare , possa ritenere compatibile con l’art. 32 della costituzione , che tutela il diritto alla salute ( che essa considera come diritto alla salute della donna, non essendo certo ritenuta rilevante quella del concepito , altrimenti la 194 non sarebbe stata più volte ritenuta da costituzionale da tale organo ) , un quesito che contempla il legittimo decesso di una donna qualora sia in stato di gravidanza .

d ) Passando alle argomentazioni di merito , non occorre essere geniali per comprendere che l’allargamento del quesito a questa ipotesi estrema susciterebbe reazioni molto negative da parte di numerose nostre stesse iscritte ( alcune delle quali mi hanno chiesto espressamente garanzie in questo senso al momento di comunicare la loro adesione ) , non entusiaste dell’idea che il loro partner possa decidere che in fondo, qualora rischiassero di decedere portando a termine la gravidanza, la loro morte non sarebbe cosa grave , essenziale essendo solo la nascita del loro figlio .

In effetti , se la Vita è sacra credo che non si possa comprendere per quale motivo non lo sia quella di una donna incinta .

E anche qualora la figura femminile potesse essere identificabile con quella di una macchina riproduttiva , sarebbe evidente che la rottamazione della macchina porterebbe a conseguenze negative sul piano della procreazione futura .

Va sottolineato che pure di recente  i vescovi irlandesi ( sottolineo irlandesi ) hanno ricordato in una nota che la Chiesa afferma come la vita di un bimbo e quella della madre siano parimenti sacre .

È giudicato moralmente lecito un intervento che per salvare la donna metta a repentaglio la sopravvivenza del figlio, a patto che si tratti di un effetto collaterale non voluto e che si faccia comunque il possibile per salvarli entrambi .

Esattamente la nostra posizione .

e ) Di contro , l’allargamento del quesito nei sensi di cui sopra susciterebbe l’entusiasmo dei difensori della legge , increduli di un regalo di questa portata .

Essi potrebbero incentrare su questo caso estremo la loro campagna antireferendaria , convincendo le elettrici , che nulla sanno dell’art. 54 c.p. , che riterremmo la loro esistenza subordinabile al venir meno di quella fattispecie .

Una prospettiva davvero suicida , che ci limitiamo a definire non del tutto giustificabile neppure dal punto di vista ideale .

Se siamo tutti concordi nel definire le varie Gianna Beretta Molla delle eroine , che hanno pagato con la loro vita l’amore verso il proprio figlio , è mai possibile che un atto di eroismo , frutto per antonomasia di una scelta individuale , possa essere imposto per legge ?

f ) Infine , va ricordato che dal punto di vista statistico l’ipotesi di decesso qui contemplata è a dir poco remota , tanto più alla luce dei progressi della medicina .

Un’applicazione rigorosa della legge , quindi , non potrebbe giustificare l’aborto se non in ipotesi estreme e rarissime .

Ritenere che si apra uno squarcio nella legge ( tesi sostenuta dai pro life più radicali anche in materia di procreazione assistita e di eutanasia ) è totalmente fuori luogo ( il 95% degli aborti viene richiesto nei primi 90 gg di gravidanza da donne che stanno benissimo , da lì al pericolo di vita c’è una sproporzione abissale ) , ragionando a tale stregua qualunque situazione di fatto potrebbe essere manipolabile in sede di suo accertamento per portare a qualsiasi risultato .

B ) I quesiti minimali possibili ed efficaci per i nostri fini sostanziali sono molteplici .

Quello da me elaborato è identico al massimale con la sola eccezione del riferimento ai casi di cui alla lettera b dell’art. 6 , con cui comunque si estenderebbero ai primi 90 giorni di gravidanza le più rigorose condizioni previste dal tale articolo , ed al primo e terzo comma dell’art. 7 che si renderebbero necessari per l’accertamento delle condizioni dell’articolo precedente , con limiti nell’ipotesi di vita autonoma del feto , che rende praticabile l’aborto solo nel caso della lettera a ) .

Quindi , non più aborto libero , neppure nei primi 3 mesi di gestazione .

Un testo , peraltro , proposto solo al fine di evitare che il nostro sforzo ( e posso parlare in prima persona nel definirlo quanto meno notevole , pur nella consapevolezza se nessuno mi ha obbligato ad affrontarlo ) cada nel nulla ( consentendoci di ottenere almeno un risultato parziale , significativo sul piano giuridico e culturale ) , a seguito dell’eventuale censura della Consulta in ordine al citato contrasto del quesito massimale con l’art. 32 della costituzione , che tutela il generale diritto alla salute , che sarebbe naturalmente considerato con riferimento alla potenziale madre e non al concepito .

Una censura totalmente non condivisibile nel merito , perché l’aborto non è mai terapeutico , ma sempre possibile e quindi da non ignorare .

Come abbiamo chiarito presentando i quesiti e come da manifesto , dunque la richiesta di abrogazione è totale e solo in subordine abrogazioni parziali , che , se accolte , rappresenterebbero comunque i presupposti sostanziali e culturali ( per una volta usiamo anche noi tale termine , spesso utilizzato con frequenza da chi intende nobilitare la propria inefficienza ) per il totale annientamento di una legge che sarebbe ad oggi precluso da ostacoli oggettivi frapposti dalle istituzioni ( come detto , dalla Corte Costituzionale ) , che ci potrebbero costringere ad una abolizione della legge in più fasi .

Dopo la vittoria nel referendum sul quesito minimale , potremmo riproporre il massimale dopo i 5 anni di legge , confidando in una differente pronuncia della Consulta , che altri definiscono organo non solo giuridico ma sensibile agli orientamenti dell’opinione pubblica , proprio conseguente a quella vittoria .

Altro sarebbe , ovviamente , limitare la propria azione volontariamente ed a seguito di un accordo con il potere politico-parlamentare ( che talvolta propone ai comitati referendari una modifica legislativa a parziale accoglimento dei quesiti dietro la rinuncia alla loro azione ) , che sarebbe frutto di una trattativa ignobilmente condotta sulla pelle del nostro prossimo .

Un conto è la scelta , un conto è l’imposizione dell’autorità , da cui discende un oggettivo ostacolo .

Non si può ignorare o abrogare un’irrevocabile decisione della Consulta , questa è la realtà nel nostro ordinamento .

Tra l’altro questa posizione non può essere censurata neppure appellandosi al rispetto formale dei princìpi cattolici più rigorosi , a cui tanti tra di noi si ispirano .

Chi ha dichiarato testualmente quando non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista, un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione all’aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica. Così facendo, infatti, non si attua una collaborazione illecita a una legge ingiusta; piuttosto si compie un legittimo e doveroso tentativo di limitarne gli aspetti iniqui ?

Addirittura Giovanni Paolo II nella Evangelium Vitae ( punto 73 ) .

Nulla , dunque , giustifica una presa di posizione così prescindente dalla realtà giuridica in cui ci moviamo , neppure l’adesione pura ed astratta ai princìpi che si fondano sula legge di Dio , rendendosi ben conto anche il Sommo Pontefice ( e che sommo Pontefice , mi sia consentito ) che un princìpio va affermato in una realtà concreta .

Non può un cittadino italiano ( tanto più un giurista ) che voglia difendere anche nel modo più rigoroso , come noi cerchiamo di fare , quei princìpi , sia pur configurati nell’ambito di un’operazione con una chiara connotazione razional-giuridica , operare ignorando l’esistenza delle istituzioni , compresa la Corte Costituzionale .

E un ulteriore ipotetico testo minimale , lo ribadiamo , troverebbe la sua giustificazione solo nei vincoli formali imposti dalla Consulta .

Augurando buone feste , e ricordando per l’ennesima volta a chi è dotato di intelletto che le mie considerazioni critiche verso la marcia della Vita non sono dirette a negarne la qualità organizzativa o la potenziale forza aggregatrice ma solo a contestarne l’esplicita matrice abrogazionista , esclusa dalle dichiarazioni relativiste formulate per iscritto dal suo artefice ufficiale , invito sin d’ora tutti i pro life abrogazionisti ( quindi gli antiabortisti , come da vocabolario ) a partecipare alla “12 ore per la vita“ ( da noi organizzata in collaborazione con un’associazione nostra alleata , che ha aderito con tutti i suoi effettivi a NO194 ) che inizierà dalle ore 9 del 5-1-2013 all’esterno di 6 ospedali italiani (S. Anna di Torino , Corso Spezia 60 , Mangiagalli di Milano , Via della Commenda 12 , Civile di Padova , Via Giustiniani 2 , Umberto I di Roma , Viale del Policlinico 165 , S. Anna di Caserta , Via Roma 124 , Garibaldi-Nesima di Catania , Via Palermo 636) .

Pietro Guerini – Portavoce nazionale NO194

 Pubblicato , tra gli altri , da www.pontifex.roma.it il 22 dicembre 2012

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NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : IN RISPOSTA ALL’ARTICOLO PUBBLICATO IL 12-12-2012 SU “ RISCOSSA CRISTIANA “

A margine del nostro pezzo , pubblicato anche su questo sito il 27-11-2012 e intitolato “ Nuovo referendum abrogativo della l. 194 in materia di aborto : la 12 ore per la Vita ( primo appuntamento il 5-1-2013 , dalle ore 9 , all’esterno di 5 ospedali , siti in Torino , Milano , Padova , Roma e Catania ) “ , dobbiamo anzitutto segnalare che a queste 5 città , come da volantino aggiornato , si è aggiunta Caserta ( Ospedale S. Anna ) , il che ha esteso l’evento , come da me auspicato , anche ad una struttura campana .

In secondo luogo , con riferimento a tale nostro articolo , dobbiamo segnalare un intervento del direttore di Riscossa Cristiana del 12-12-2012 .

Va premesso che quest’ultimo è amico fraterno dell’organizzatore della Marcia per la Vita , evento sul quale io mi sono permesso di esprimere qualche riserva critica sia pur nell’apprezzamento per il numero di partecipanti e la potenziale funzione aggregatrice ad esso riconducibili , al punto da definire in un suo articolo pubblicato sulla rivista che dirige nel dicembre del 2010 l’uscita dell’ultimo libro del suo amico come “evento più importante dell’anno“, invitando tutti espressamente a comprarlo per Natale ed a regalarlo agli amici ( non sono chiacchiere , è sufficiente fare una ricerca sul web ) .

A ) Nell’intervento in questione si afferma , anzitutto che nel mio pezzo sarebbe ravvisabile una certa “ ansia di contarsi “ , avendo io sottolineato le 13 000 adesioni che stanno caratterizzando la nostra iniziativa e che si raccolgono attraverso il sito www.no194.org .

Il problema del Dott. Deotto non è la conta in sé , ma sono i risultati della conta .

Quanti articoli abbiamo letto sulla sua rivista ( peraltro di ottima qualità e condotta con grande abnegazione ) inneggianti ai 15 000 della Marcia per la Vita di Roma del 2012 ?

Non solo , ma , facendo una clamorosa autorete , egli stesso ricorda nel suo pezzo di critica alla nostra ansia di contarsi di aver pubblicato a maggio foto che dimostravano in senso comparativo quanto fosse stata , di contro , scarsamente partecipata la manifestazione del Movimento per la Vita alla sala Nervi della settimana successiva .

L’ansia di contarsi viene da lui vissuta in modo totale , persino con valutazioni comparative e fotografiche .

Il che risponde all’esigenza di fondo di quella Marcia , estranea alla quasi totalità dei suoi partecipanti : non unire i pro life , sia pur di differenti posizioni , ma sconfiggere agonisticamente il MPV .

Il Direttore è tanto preso da questa competizione che nel citare le altre realtà pro life omette di menzionare lo stesso MPV , di gran lunga la seconda nazionale dopo la nostra come numero di iscritti .

B ) In secondo luogo , nell’intervento citato si asserisce che una battaglia come la nostra necessita di una collaborazione tra tutte le forze “ pro life “ e che non ha senso voler apparire come i più bravi e i più puri .

Invece di invitare i suoi amici organizzatori della Marcia a non rigettare la richiesta di dieci minuti di intervento del sottoscritto ( formulata invano in questi due anni ) a margine di un dibattito di quattro ore ed a collaborare con il MPV , come da questi parimenti richiesto senza successo ,  proprio adducendo a sostegno una fantomatica posizione meno rigorosa , per l’organizzazione di un evento comune , egli contesta a noi l’assenza di un spirito collaborativo .

Ciò che sfugge al Dott. Deotto è che non si può costringere a collaborare per l’organizzazione di un referendum abrogativo chi non è abrogazionista e/o chi non è referendario .

Non è abrogazionista da oltre trent’anni lo stesso MPV , non lo possono essere i suoi amici marcisti, che sostengono addirittura l’inutilità della legge nel determinare i comportamenti collettivi e citano come esempio la Croazia , in cui il calo delle interruzioni volontarie di gravidanza sarebbe stato conseguenza di un politica governativa in tal senso , ignorando la funzione determinante delle leggi nell’orientare i comportamenti singoli e di massa .

Non è referendario chi sogna , come lui nel suo articolo , che possano esserci in futuro in Italia parlamenti con una maggioranza abrogazionista , ignorando il mancato deposito di un solo disegno di legge meramente restrittivo della 194 nell’ultimo trentennio .

Quindi aspettare gli altri , che stanno fermi e vanno in direzioni ben diverse dalla nostra , significa condannarsi oggettivamente all’immobilismo per altri decenni .

Non blocco di certo un’organizzazione di 13 000 iscritti ( con quasi 2 000 attivisti ) per attendere la conversione ( del tutto improbabile ) di qualche migliaio di persone (e qualche centinaio di attivisti) di altre associazioni cosiddette “ pro life “ .

Ed anche il significato di quest’ultima definizione è puramente giornalistico : come recitano i vocabolari l’antiabortista è colui che è contrario alla legalizzazione dell’aborto , quindi , in presenza di una legge che legalizza quella pratica , l’antiabortista è solo un abrogazionista , fermo restando il lodevole operato di chi , come i CAV da me menzionati positivamente in pratica in ogni articolo , opera nel volontariato .

Deotto dichiara di non riconoscersi nelle finalità del nostro Comitato ma ciò significa solo che egli , nell’adesione alla linea attendistico-immobilistica che ha portato al mito dell’intoccabilità della 194, ha in realtà mutato posizione , essendo le finalità medesime fissate in un manifesto ( come quello pubblicato sul nostro sito ) immutato , nel quale si affermano da sempre i princìpi dell’abrogazionismo referendario non negoziabile , oppure che confonde tra ideali e rapporti personali ( che possono risentire nel tempo di vicende che di ideale non hanno proprio nulla ) .

Egli prima non ha compreso che alcuni suoi amici non condividevano le nostre posizioni , ora , avendolo intuito , pretende che noi ci si fermi in attesa della conversione degli stessi , che egli ritiene fondamentale .

Per ciascuno di noi parla la propria storia : chi non ha un passato vincente non può essere in ogni caso prioritario rispetto ad alcuno .

Tutto il resto , comprese le autoiscrizioni nell’inesistente albo degli intellettuali , per giunta caratterizzato da una certa uniformità politica , è aria fritta .

C ) A un certo punto il Direttore di Riscossa Cristiana si fa anche aggressivo , alzando il tono della critica .

Parla di menzogne , perché avrei dichiarato che la Marcia sarebbe fine a se stessa e avrei individuato in Alemanno ( “ pro life “ pure lui , che difende l’integrale applicazione della 194 ) un rappresentate ufficiale della stessa .

Beh , francamente non ho capito quale sia l’obiettivo concreto al quale si vuol puntare con la Marcia , non può essere quello delle cifre di partecipanti , visto che quella è una nostra esclusiva negativa , né quello di un’aggregazione di diverse sensibilità genericamente “ pro life “ , viste le dichiarazioni di diniego rivolte al sottoscritto ed ai responsabili del MPV .

Ma non è una menzogna , bensì una valutazione , come quella secondo cui Alemanno sarebbe stato l’esponente mediaticamente centrale di quell’evento ( di gran lunga il più intervistato dai media ) .

A proposito di menzogne : quando e dove avrei scritto che NO194 è la seconda forza pro life mondiale ?

Attendo risposta , che non potrà mai essere formulata .

D ) Infine egli invoca carità , qualità che , si evince , sarebbe assente nel sottoscritto nel suo operare come presidente di NO194 ( egli non può dire altrimenti , ha scelto infelicemente quel termine ) , se non in generale ( come appare molto improbabile ) in NO194 .

Essendo il termine piuttosto generico ricorro , come sempre , al vocabolario che recita : “ Amore nel prossimo , disponibilità a comprendere e ad aiutare ogni persona , compassione , pietà , beneficenza , elemosina “ .

Ora non còlgo come sia non caritatevole la promozione di un’iniziativa oggettivamente diretta a dare una tutela giuridica agli ultimissimi ( i concepiti ) , tanto più se si opera circondati da mille difficoltà come nel nostro caso , pur in parte superate grazie all’impegno di molti .

Deotto , viceversa , fornisce un esempio del proprio “ amore verso il prossimo “ e della sua “comprensiva compassione “ definendo per l’ennesima volta Niki Vendola quale “ Presidentessa della regione Puglia “ , dopo averlo spesso chiamato “ Nicolina “ etc .

Ora premesso che il tema non m’interessa affatto ( penso che non frequentemente un gay possa essere protagonista attivo di un evento abortivo ) e che sono radicalmente contrario alla famiglia non tradizionale ed alla adozione non tradizionale e , quindi , a modifiche legislative che possano colpire questi istituti , consolidati nella nostra storia e carichi di alto significato ed utilità anche verso i figli , trovo che definizioni come quelle ripetutamente riferite a quel politico siano prive della doverosa e caritatevole consapevolezza che , al di là di condotte frutto di scelte culturali e di bramosia di nuove esperienze , sicuramente censurabili secondo i princìpi che caratterizzano la nostra fede , la condizione di taluni soggetti ( del tutto naturale secondo alcuni , non auspicabile secondo altri ) sia in sé fisiologica e , quindi , soprattutto per chi ne condivide la non auspicabilità , tale da meritare rispetto e non dileggio .

Un Niki Vendola ( qualunque sia l’accezione , positiva o negativa , con cui si vuole concepire la sua figura , con tutte le sue caratteristiche ) può nascere a ciascuno di noi , per quanto orgogliosi della nostra eterosessualità e della nostra normalità , con o senza virgolette .

Pietro Guerini – Portavoce nazionale NO194

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