NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA L. 194 IN MATERIA DI ABORTO : GLI ANTIABORTISTI CRITICI VERSO LA 194 , MA RELATIVISTI

Un’elementare ma doverosa premessa .

Il dibattito è uno strumento fondamentale per l’acquisizione del consenso , indispensabile per chi , come noi , ha la necessità di raccogliere adesioni ad un’iniziativa .

E il dibattito si esprime attraverso il confronto delle diverse posizioni .

Rimarcare la diversità delle proprie tesi diventa tanto più legittimo e doveroso nei confronti di chi , altrettanto legittimamente , solleva obiezioni circa un’iniziativa che si fonda su tali tesi .

Ciò anche per escludere che il silenzio possa essere considerato indice di assenza di argomentazioni tali da contrapporsi efficacemente a quelle obiezioni .

Ciò premesso , proseguiamo nel confronto tra il nostro orientamento e quelli diversi che caratterizzano il mondo antiabortista nazionale in senso molto lato , con riferimento all’accezione giornalistica di tale termine , con la quale si intende indicare non in senso stretto la contrarietà alla legalizzazione dell’aborto , ma , più in semplicemente , la stigmatizzazione della pratica abortiva .

Partendo da tale presupposto , come ricordato nel mio pezzo pubblicato nei primi giorni di quest’anno da diversi siti , gli antiabortisti nazionali ( e i movimenti di area ) si suddividono in :

1 ) difensori della 194 ( dei quali ci siamo occupati il mese scorso , che hanno quale più autorevole e brillante esponente il Direttore de “ Il Foglio “ , Giuliano Ferrara ) .

2 ) critici verso la 194 , ma relativisti ;

3 ) sconfitti e rassegnati ;

4 ) abrogazionisti teorici ;

5 ) abrogazionisti pratici ( la categoria alla quale apparteniamo ) .

Confrontiamo ora la nostra posizione con quella che caratterizza la seconda categoria .

2 ) CRITICI VERSO LA 194 , MA RELATIVISTI

Questa linea è sostenuta da coloro secondo i quali l’importanza della legge , per quanto quest’ultima sia deprecabile , è del tutto relativa , poiché centrale è un mutamento culturale .

La 194 , inoltre , non deve essere attaccata perché del tutto inattaccabile , in un referendum i favorevoli all’abrogazione sarebbero pochissimi .

La centralità / esclusività , dell’elemento culturale è condivisa con i difensori della 194 , ancorché la valutazione del contenuto della legge sia diversa , il cui tentativo di abrogazione costituirebbe comunque un’operazione velleitaria .

Non a caso questa linea è espressa , ad esempio , dal Prof. Agnoli , candidato nella lista di Ferrara alle ultime elezioni politiche .

Cito testualmente un articolo dello stesso , pubblicato sul web nel dicembre scorso : “ L’esempio è sempre quello della Croazia : con la legge abortista comunista , invariata da anni , e con una martellante campagna di educazione e di propaganda pro life sulla vita del nascituro , sulla sua dignità , sul senso del matrimonio etc . gli aborti sono diventati pochissimi . Senza toccare la legge, che un giorno , si spera , verrà abolita del tutto . Oggi un movimento pro life ha questo grande compito : non è oggi in grado di abrogare la 194 , per esempio , con un referendum “ .

Tale tesi si presenta fragile e contraddittoria sotto diversi profili .

A ) Anzitutto ed in linea di princìpio , appare veramente azzardato sostenere che una legge possa essere modificata da un orientamento culturale presente nella società e che non condizioni a sua volta , almeno parzialmente ma in modo comunque consistente , l’opinione della collettività .

Dal mio osservatorio professionale posso assicurare che il cliente ricerca nel parere legale che viene chiesto essenzialmente la tranquillità di poter compiere un’azione senza conseguenze .

La legalità ( suggellata e non discussa ) di una condotta , in quanto ammessa dagli organi che rappresentano il potere e che sono preposti a garantire l’ordine pubblico e sociale , tende ad escludere in radice la percezione della sua gravità .

B )  In secondo luogo e introducendo il merito , una premessa di fatto che viene riportata nella tesi di cui trattasi appare , se non inesatta , fuorviante .

La Croazia avrà si una legge abortista “ comunista “ , entrata in vigore al pari della 194 nel 1978 a completamento di un cammino normativo iniziato nel 1952 , ma più restrittiva della nostra , il che è significativo del valore liberticida della 194 , il cui capostipite è pur rappresentato da una legge sovietica del 1921 , la prima che ha legalizzato nel mondo l’interruzione volontaria di gravidanza , quale provvedimento che ben si coniugava con gli stermini di massa compiuti da quel regime , che , a prescindere dai 20 milioni di morti politiche addebitatigli da un rigoroso studio riportato in un noto libro del 1997 , è di fatto riuscito a negare , in un colpo solo , ogni libertà , non solo quella politica , ma pure economica e religiosa , nel quadro del disprezzo più profondo della dignità dell’essere umano , annientato nelle proprie aspirazioni , ideali , materiali e spirituali .

In Croazia , l’aborto è libero nelle prime 10 settimane ( non nei primi tre mesi , come si ricava dal combinato disposto degli artt. 4 e 5 della legge italiana ) e successivamente è ammesso solo in presenza di un’autorizzazione preventiva di una commissione composta da medici ed assistenti sociali , sulla base di motivazioni riguardanti il pericolo di vita della madre , la sua salute , le malformazioni del nascituro , la presenza di uno stupro etc .

Un quadro ben più restrittivo di quello ampiamente tollerante contemplato dall’art. 6 della 194 .

Quindi , quella disciplina non è agli antipodi con la positiva tendenza che si starebbe affermando nella società croata , ma in difformità con la stessa , e quell’esempio non esclude a maggior ragione l’importanza dell’abrogazione della 194 , legge peggiore e non migliore di quella straniera citata .

C ) Inoltre , le condizioni storiche di quel paese sono lontane anni luce dalle nostre .

Abbiamo più volte sottolineato come tutte le normative più virtuose in materia ( quanto meno in Europa e nelle Americhe ) siano applicate da paesi rigorosamente cattolici .

Nel nostro continente , peraltro , il quadro è assolutamente desolante , a dimostrazione di quanto sia assurdo ( al punto di essere puramente simbolico , quindi inutile ) fare battaglie “ pro life “ presso le istituzioni comunitarie .

Eccezioni a questa mortificante tendenza , frutto di un ultralaicismo reso tanto più vincente dalla pavidità , incoerenza ed inconsistenza di quelle forze che ad esso avrebbero dovuto e dovrebbero contrapporsi , sono rappresentate da Croazia , Irlanda , Polonia e , in parte , Ungheria .

Nazioni che sulla fede cattolica hanno costruito la propria forza identitaria per vincere potenze estere aggressive e imperialiste , forza ben recepita dai governi locali .

Il nostro esecutivo , di qualsiasi colore politico , non intraprenderà mai corpose campagne culturali o iniziative sostanziali analoghe a quelle esperite dal governo croato , che sarebbero dirette a stravolgere una situazione ed una normativa che , agli occhi della classe politica italiana , garantiscono la pace sociale ed il consenso .

Significativamente , non vi è un solo partito rappresentato in parlamento nel quale i cattolici siano in maggioranza e Pierferdinando Casini , che rivendica di essere il leader di una formazione erede di un grosso partito cristiano , come noto , difende la 194 , della quale chiede anzi la sua piena applicazione con il potenziamento dei consultori familiari .

D ) La soluzione e la via proposte sono tanto più velleitarie e utopistiche di quella che viene censurata , che noi sosteniamo e che costituisce l’essenza della nostra iniziativa ( referendaria ) .

L’abrogazione della 194 presuppone necessariamente un orientamento favorevole ( quindi culturalmente favorevole ) da parte dell’opinione pubblica .

Tale orientamento , però , non può certo essere frutto di un indottrinamento di massa ( impossibile in democrazia ) o di un’attività informativo-editoriale ( purtroppo fisiologicamente circoscritta a ristretti gruppi di soggetti interessati alla materia sottesa, di regola già schierati) , ma può maturare solo da un vasto dibattito che coinvolga l’opinione pubblica , a seguito di un fatto oggettivamente di rilevanza pubblica generale .

Tale fatto non può che essere rappresentato da un’iniziativa di carattere popolare , viste le croniche e ultratrentennali reticenze omissioni delle istituzioni e delle forze parlamentari , iniziativa che punti ai diritti dei singoli , quindi di automatico interesse pubblico .

Già la raccolta delle firme per promuovere un referendum finalizzato ad abrogare una legge che riconosce un diritto al cittadino è incompatibile con una censura , per non parlare di una campagna referendaria , effettuata in vista di quella consultazione .

A seguito del dibattito conseguente , ciascuno maturerebbe la propria convinzione .

L’esito non è scontato , per l’alta percentuale di soggetti che non hanno alcuna effettiva posizione in materia , anche in conseguenza della crescente sfiducia verso i partiti e della sempre più consolidata tendenza dei singoli a maturare autonomamente le proprie convinzioni , attingendo da diverse fonti informative .

Pure in caso contrario , credo sia meglio combattere e perdere che sconfiggersi da soli non combattendo , magari in attesa che cada la manna dal cielo .

Una sconfitta che , nel nostro caso , dura in modo permanente da oltre trent’anni .

E ) Le iniziative di sensibilizzazione culturale, se rappresentate dalle marce “pro life“, sono di per sé sicuramente valide, ma qualche perplessità sorge circa la loro conformità con lo scopo dichiarato.

Cito ad esempio la prima Marcia per la Vita , ben organizzata a Desenzano il 28 maggio dello scorso anno e caratterizzata da 250 partecipanti .

Un amico , iscritto da anni al Movimento per la Vita , mi disse che quella manifestazione assumeva un carattere di polemica distinzione rispetto al MPV ed all’analogo evento da esso organizzato a Roma la domenica precedente , il 22 maggio .

Al di là delle comparazioni numeriche sulle presenze effettuate nei giorni successivi , non ho alcun elemento per attribuire un carattere antagonista ad una Marcia di alto valore etico come quella svoltasi in territorio bresciano .

Debbo , però , rilevare che nel marzo 2011 chiesi allo stesso Prof. Agnoli , uno degli organizzatori, di poter effettuare un intervento di 5 minuti nella conferenza ( poi durata 4 ore ) prevista nel pomeriggio , a margine della Marcia .

Ricevetti una risposta negativa , con la motivazione che la mia richiesta era tardiva e che , in ogni caso , quel dibattito era riservato a coloro che “avevano fatto la storia del mondo pro life italiano“ .

In vista della Marcia di quest’anno , fissata per il 13 maggio a Roma , ho presentato la mia richiesta all’atto dell’iscrizione , formalizzata nel novembre scorso , quindi con un preavviso di 6 mesi , sempre a nome della No194 , che nel frattempo conta oltre 6 000 iscritti , prima forza nazionale del settore , senza per ora ricevere risposta .

Ora , il problema non è tanto che al sottoscritto possa o meno essere data l’occasione di pubblicizzare la nostra iniziativa , oggettivamente “ pro life “ in quanto diretta ad ottenere in concreto l’abrogazione della normativa che ha legalizzato l’aborto in Italia , ma comprendere se realmente si vuole cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica con manifestazioni che abbiano un impatto tanto vasto da determinare un’effettiva conversione di massa ( operazione ritenuta meno velleitaria e di più ampia presa di un’azione referendaria ) contrapponendosi , già e nel contempo , alle due organizzazioni di gran lunga numericamente più consistenti dell’antiabortismo italiano o cercando di escluderne o di occultarne la presenza e , in caso affermativo , valutare se ciò non sia contraddittorio e davvero profondamente velleitario.

Un conto è differenziarsi per confrontarsi democraticamente sulle idee , un conto è ( sempre in caso affermativo ) censurare nell’ambito di una manifestazione “ pro life “chi , pur essendo oggettivamente “ pro life “ , esprime posizioni diverse dalle proprie , tanto più se a nome di organizzazioni di fatto e matematicamente consistenti più di ogni altra all’interno di quel mondo .

Ad ogni buon conto , per quanto mi riguarda , invito tutti i nostri iscritti ad essere comunque presenti alla Marcia per la Vita per contribuire a garantirne il successo , scongiurando valutazioni trionfalistiche dei cosiddetti “ abortisti “ , che rappresentano la nostra unica controparte , per sconfiggere la quale cerchiamo di dimostrare l’infondatezza delle tesi a noi contrapposte e chiediamo di aderire alla nostra iniziativa referendaria tramite il sito www.no194.org . 

Pietro Guerini – Portavoce nazionale No194 

Pubblicato su www.pontifex.roma.it il 1-3-2012

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